Tram: smonta l’asfalto, rimetti l’asfalto

Roma continua a commettere gli errori del passato sui tram. 

Tram: smonta l’asfalto, rimetti l’asfalto

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Proseguono i lavori di rinnovamento della rete tramviaria di Roma. Con il cantiere sulla curva di via Cavour-via Farini che volge verso il termine, dal 25 agosto sono stati avviati nuovi lavori su via Principe Eugenio, nel tratto tra viale Manzoni e via La Marmora.

Da Luceverde si apprende che i cantieri andranno avanti fino al 20 settembre, pertanto il 5 e il 14 torneranno a Termini solo per una breve parentesi, salvo essere nuovamente interrotti – stavolta sull’intera linea, da ottobre fino a fine novembre a causa dei lavori sulla Tangenziale Est.

Ma al di là del cambio binari in sé e per sé, sacrosanto per restituire alla città una rete tramviaria in salute, ciò che stupisce è che il tratto interessato dalle lavorazioni è lo stesso dove solo pochi mesi fa era stato cambiato l’asfalto senza toccare i binari.

Come avevamo sottolineato la scorsa volta, questo spreco di denaro pubblico – non c’è altro modo di chiamarlo – evidenzia come il SIMU (Dipartimento Lavori Pubblici) non si sia interfacciato né con Atac, né col Dipartimento Mobilità o viceversa. Oppure, ancora peggio, dal dicastero della mobilità non era stato ancora programmato l’intervento sulle rotaie.

Si è persa così l’occasione di fare di due cantieri uno solo, oltre alle tonnellate di asfalto nuovo andate perdute.

A questo si somma l’insistenza a usare soluzioni superate dal tempo come annegare i binari nell’asfalto, destinato a creparsi dopo pochissimo tempo. Anziché riproporre soluzioni che appartengono al passato, servirebbe un cambio di paradigma e l'utilizzo di realizzazioni di qualità come è nelle moderne tramvie di Firenze e Palermo. In queste città i binari sono posati in platee prefabbricate in calcestruzzo, con pacchetti vibroassorbenti e pavimentazioni a blocchetti di qualità facilmente smontabili e rimontabili.

La corretta scelta dell’armamento è cruciale, non solo per la qualità delle manutenzioni future, ma anche in un’ottica di ammodernamento complessivo della rete esistente. Le rotaie di oggi resteranno lì così dove e come sono per i prossimi 20/30 anni, influenzando pesantemente la qualità del servizio: una cosa è intervenire rappezzando di volta in volta l’asfalto, altra è avere dei pavimenti smontabili e riposizionabili senza costi aggiuntivi.

In definitiva, continuare a lavorare senza una visione coordinata significa condannare Roma a cantieri infiniti, sprechi e risultati di scarsa qualità. Se davvero si vuole rilanciare il tram come infrastruttura portante della mobilità cittadina, serve un cambio netto di metodo: pianificazione integrata, materiali adeguati ed evitare i paradossi tutti romani. Altrimenti, resteremo al solito copione: smonta l’asfalto, rimetti l’asfalto.

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3 Commenti

Anonimo ha detto…
Ancora con il Tram, mezzo desueto che necessita della realizzazione dell'infrastruttura con conseguente sventramento della strada, se si ferma uno si fermano tutti, quando passa vibrano i palazzi in quanto è intrinseco che sia pesante ed inoltre è rumoroso mentre un filo oppure i moderni autobus elettrici questi problemi non li hanno
Anonimo ha detto…
Che tra l'altro si fermano nel traffico esattamente come le auto, non creando quindi una alternativa al mezzo privato.
Anonimo ha detto…
Ancora con questi luoghi comuni dei tram desueti! Non tutti sono in grado di comprendere la realtà del funzionamento del trasporto pubblico su rotaia e capisco che sia difficile prenderne atto, ma avete anche un po' frantumato le gonadi.. Continuate ad andare in macchina ma almeno smettete di scrivere sempre le solite minchiate...