I tram di Roma sono morti (che camminano)

Tra tratte sospese e cantieri spot, Atac cerca di far sopravvivere quel che resta della rete tramviaria di Roma.

I tram di Roma sono morti (che camminano)

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Non sarà sfuggito ai cittadini che da quasi 5 anni la rete tramviaria di Roma funziona male, se non malissimo e, soprattutto, mai tutta intera.

Idealmente il declino della rete romana è cominciato nel 2021, con l’avvio dei lavori di manutenzione della linea 2, sebbene sia stata la lunga mancanza di manutenzione – quasi trentennale – a determinare la Caporetto delle rotaie romane.

Ciò che ne è conseguito è una rapida diminuzione del servizio tramviario, oggi più che dimezzato rispetto ai “fasti” del passato recente. E se da una parte l’attuale Amministrazione Capitolina ha il merito di aver avviato una tra le più grandi opere di manutenzione dell’infrastruttura esistente – seconda sola al rifacimento dei binari della metro A – dall’altra parte ha omesso di raccontare una parte della realtà che è sempre più evidente: non ci sono abbastanza tram per sostenere il servizio sull’intera rete.

Da qui ne è derivata prima la sospensione della linea 3 da Porta Maggiore a Trastevere (2021-2023), quindi la soppressione della tratta finale del 19 Valle Giulia-Risorgimento (2023-oggi) e infine lo spezzatino tutt’oggi in corso delle restanti linee a partire da luglio dello scorso anno quando sono partiti i lavori del deposito di Porta Maggiore.

Esempio plastico dell’insufficienza dei tram sono i lavori effettuati presso la rete di Centocelle, affrontati a mozzichi e bocconi quando si sarebbero potuti benissimo fare durante la chiusura di Porta Maggiore. Oppure ancora le continue sospensioni della linea 8 durante i fine settimana, con potature inspiegabilmente lottizzate per micro-gruppi di alberi. Ad aggravare la situazione della disponibilità del parco rotabile è stato anche l’Archeotram, fortemente voluto dall’assessore Patané, ma che sottrarrà vetture preziose dal servizio ordinario.

Solo, dunque, con la ricetta dei cantieri “a pezzi” Atac spera di tenere in vita la rete tramviaria – almeno nominalmente – fino al 2026, quando cominceranno ad entrare in servizio i primi tram Urbos. Delle 121 vetture previste, attualmente 60 sono quelle contrattualizzate: di queste 40 sostituiranno le Stanga e le Socimi, mentre altre 20 saranno destinate alla costruenda linea della Togliatti.

Il primo Urbos sarebbe dovuto arrivare a giugno, salvo poi slittare a dicembre a causa della rovinosa inondazione di Valencia, che ha danneggiato le catene logistiche che alimentano la costruzione dei nuovi veicoli. La speranza è che i collaudi siano di durata ben inferiore rispetto all’anno abbondante richiesto dal primo Tramlink di Milano.

Il futuro dei tram di Roma è letteralmente appeso ad un filo.


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