Ferrovie: l’esasperante inerzia delle opere commissariate a Roma

La nomina dei commissari avrebbe dovuto accelerare le opere strategiche per il nodo ferroviario della Capitale.

Ferrovie: l’esasperante inerzia delle opere commissariate a Roma

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Tra i tanti misteri “irrisolti” della mobilità pubblica della Capitale c’è sicuramente l’enigmatico rapporto della città con le Ferrovie dello Stato. Dopo la frizzantezza degli anni ’90, dove fu il Comune a guidare la trasformazione delle reti nelle attuali linee FL (Ferrovie Locali), lo sviluppo del nodo ferroviario di Roma ha subito una forte battuta d’arresto dagli anni 2000 ad oggi.

Per accelerare, pertanto, gli interventi prioritari di upgrade tecnologico e strutturale della rete ferroviaria con DPCM del 16 aprile 2021 il Governo individuava una serie di Commissari che avrebbero coordinato lo sviluppo dei progetti.

Dei 38 progetti ferroviari commissariati in tutta Italia, sono ben 5 quelli insistenti su Roma e nel Lazio:

Dopo una serie di sostituzioni in corso d’opera, attualmente la chiusura dell’Anello Ferroviario è coordinata da Gianpiero Striscuglio, neoAD di Trenitalia, mentre le altre opere sono gestite da Vincenzo Macello, manager di rilievo di RFI.

Purtroppo, finora l’azione commissariale ha prodotto effetti tangibili solo sul nodo del Pigneto, finalmente in costruzione dopo 4 gare andate deserte.

Per l’Anello Ferroviario di Roma, le possibilità sono praticamente esaurite, a seguito del definanziamento dal PNRR avvenuto nel 2022 e mai colmato da fondi statali, nonostante le promesse del Ministro dei Trasporti Salvini. Ad oggi sono in corso i soli lavori di raddoppio della Valle Aurelia-Vigna Clara, scampata alla sciabolata del PNRR, che non avrà però effetti tangibili sul servizio passeggeri e che non considera la necessità di una ulteriore stazione a Giuochi Istmici per scambiare con la metro C.

Stessa rimodulazione del PNRR ha interessato il raddoppio ferroviario Cesano-Bracciano e il quadruplicamento della Ciampino-Capannelle, finite nel taglio delle opere non inaugurabili entro il 30 giugno 2026. Per lo meno sulla Cesano-Viterbo si è proceduto all’installazione del segnalamento di tipo ERTMS, mentre per la Ciampino-Capannelle si sono comunque avviati gli espropri nel corso della scorsa estate.

Si sta procedendo, sempre con immancabile lentezza, al raddoppio Lunghezza-Guidonia della FL2, che nel corso di dicembre prossimo sarà interrotta per le attività legate all’apertura della nuova stazione Guidonia Collefiorito.

La lettura complessiva dello stato di avanzamento di queste opere fa intendere che l’inerzia non dipende direttamente dai Commissari, quanto dalla totale assenza di investimenti da parte del Governo sul nodo ferroviario di Roma.

Molte delle speranze dei pendolari dell’Urbe sono riposte nel prossimo aggiornamento del Contratto di Programma di RFI, che potrebbe portare nelle casse della società le somme necessarie per realizzare gli investimenti previsti.

Tuttavia, con le scadenze del PNRR alla porta per altre tratte ferroviarie più urgenti, c’è il rischio concreto che queste infrastrutture slittino a dopo il 2026, anche in ragione alle limitazioni sopportabili dalla rete e dai pendolari rispetto ai lavori in corso.


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