Muoversi a Roma senza vedere: una sfida ogni giorno più dura - Parte prima

Muoversi a Roma senza vedere: una sfida ogni giorno più dura - Parte prima


Sarà capitato a molti lettori di questo blog di incontrare, sulle strade o sui mezzi pubblici della nostra città, persone che si muovono con l’aiuto di un bastone bianco o di un cane guida, oppure che si avvicinano un po’ troppo ai cartelli segnaletici per poterli leggere. In tutti questi casi vi siete imbattuti in persone con disabilità visiva: ciechi o ipovedenti rispettivamente. 




Se vi state chiedendo cosa ci spinge ad affrontare tutti i giorni i disagi legati al muoversi a Roma con i mezzi pubblici nonostante la nostra condizione, sappiate che molto spesso ce lo chiediamo anche noi. 

Vista razionalmente e dall’esterno, infatti, l’idea di camminare sui nostri disastrati marciapiedi e spostarsi con i nostri inefficienti e inaccessibili mezzi pubblici, senza vedere o contando esclusivamente su un piccolo residuo visivo, può rasentare l’incoscienza. 

L’unico argomento che ci sentiamo di portare a nostra difesa è la voglia di libertà e indipendenza, in nome della quale molti di noi sono disposti a superare difficoltà anche maggiori di quelle che qui vi illustreremo. 

In questo e in altri articoli che seguiranno nelle prossime settimane, cercheremo di raccontarvi le sfide che affrontiamo ogni giorno dopo aver chiuso la porta di casa, i trucchi che adottiamo per provare a superarle e le richieste che portiamo alle istituzioni per migliorare la qualità della vita nostra e di tutti i cittadini; richieste che, ça va sans dir, restano spesso inascoltate. 

Cane guida e bastone bianco. 

Come può una persona che non vede muoversi in città? Banalmente, camminando come chiunque altro, purché non presenti disabilità aggiuntive. 

Salire o scendere una scala, ad esempio, è senz’altro possibile anche senza il dono della vista, se questa è adeguatamente segnalata. 

Tutto a posto quindi? Non esattamente…

Il problema principale affrontato dalle persone cieche che si muovono autonomamente è quello di anticipare gli ostacoli per evitare incidenti o infortuni. Auto in sosta selvaggia, tavolini ed altri elementi di arredo urbano, oltre ai tanto vituperati monopattini, occupano ormai buona parte dei nostri marciapiedi, aumentando ogni giorno il grado di difficoltà dello slalom necessario per evitarli. 

L’ausilio che, prima di ogni altro, tutti noi impariamo ad utilizzare per aggirare gli ostacoli e soprattutto per segnalare la nostra presenza è il bastone bianco, la cui funzione è internazionalmente codificata da oltre cento anni. 

Un’analisi poco attenta può far pensare al bastone bianco come mezzo necessario per il sostegno di un pedone con problemi di vista; tuttavia, osservando meglio i movimenti di chi se ne avvale, ci si accorge presto che la sua funzione è tutt’altra. 

Fin dall’età scolare, operatori specializzati educano i ragazzi ciechi a muovere il bastone davanti a loro, in modo tale che ogni ostacolo venga intercettato dal bastone stesso e possa quindi essere evitato. 

Al netto di casi residuali, un bastone bianco è un dispositivo a bassa tecnologia e non presenta parti elettriche o elettroniche; solo il suo corretto utilizzo, appreso in corsi della durata di alcune decine di ore, ci consente di muoverci nel modo migliore possibile, perfino in città come Roma, progettate senza tener conto delle persone con disabilità. 

Altra funzione fondamentale del bastone bianco è quella di garantire la riconoscibilità di chi lo utilizza. È infatti opportuno che una persona cieca, quando si muove da sola, sia immediatamente riconoscibile come tale da chiunque la incontri. In questo modo si evitano incidenti e, in generale, situazioni spiacevoli. 

Più affidabile del bastone bianco, nonché fonte di interesse e curiosità per i passanti, è il cane guida. Cresciuti da famiglie volontarie e addestrati in apposite scuole, i cani guida vengono poi assegnati alle persone cieche che ne facciano richiesta e che dimostrino di essere già in grado di muoversi con il bastone bianco. 

Rispetto a quest’ultimo, garantiscono ai loro padroni una deambulazione più rapida e sicura, interpretando correttamente i flussi di traffico ed evitando la maggior parte degli ostacoli che intralciano il nostro cammino.

Si potrebbe pensare, a questo punto, che tutti noi, crescendo, decidiamo di abbandonare il bastone bianco e affidarci a un cane guida. In realtà questo, nella maggior parte dei casi, non accade, tanto che sono ancora pochi i possessori di questi straordinari amici a quattro zampe. 

I fattori che ostacolano questo processo sono molteplici. Innanzitutto, al pari dei suoi simili e forse di più, il cane guida ha bisogno di cure e attenzioni che non tutti sono in grado o si sentono di prestargli. 

Inoltre, nonostante la legge imponga ai gestori di pubblici esercizi (bar, ristoranti, negozi, hotel, ecc.) di consentire il libero accesso ai cani guida, molti sono ancora oggi i casi di rifiuto o i malumori destati dalla loro presenza, tanto che spesso siamo costretti a portare con noi un estratto della normativa in vigore. 

Anche quando vediamo i nostri diritti riconosciuti, magari grazie all’intervento delle forze dell’ordine, finiamo per essere ospiti di una realtà che mal sopporta la presenza nostra e dei nostri inseparabili compagni di viaggio, il che conferisce un sapore amarissimo alla nostra vittoria. 

di Carlo Andrea Tortorelli e Fabrizio Marini

Questo articolo è il frutto di una collaborazione tra il nostro blog e la Sezione Provinciale di Roma dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. Potete contattare l’associazione visitando il loro sito internet o la loro pagina facebook.





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