Autobus: le paline gialle cambiano colore

Da simbolo riconoscibile a segnale di cambiamento.

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Per anni sono state gialle. Quelle paline, a volte storte, a volte arrugginite, spesso incollate con avvisi precari, ma sempre presenti. Un giallo che spiccava nel panorama della nostra città: un segnale immediato, familiare, quasi rassicurante, ma che Roma è destinata a salutare per sempre.

In relazione al Piano Fermate di Atac, che prevede l’installazione di 435 pensiline smart dotate di touch screen, 405 paline elettroniche e 14 capolinea smart, anche le paline tradizionali esistenti si stanno trasformando: il giallo storico lascia spazio a un grigio più moderno, sobrio, elegante.

 

CAMBIA LA PALETTE DI ROMA

Eh sì, perché il giallo ha accompagnato generazioni di romani. Ci si è cresciuti accanto, aspettando un autobus che a volte non arrivava, discutendo con altri passeggeri, leggendo gli orari (corretti o meno), o semplicemente tirando a indovinare quando passasse la prossima corsa. Era un punto fisso nel caos.

Ora il grigio prende il suo posto, un colore che sa di futuro e, forse, di un trasporto pubblico migliore. Ma anche un grigio che cancella, silenziosamente, un pezzo di identità visiva della città.

Le vecchie paline rinnovate hanno un'aria più ordinata, più pulita. La forma è sempre la stessa, ma cambia lo stile, che diventa più minimalista, sussurrato, integrandosi meglio coi colori dei palazzi che una volta il giallo contrastava.

CAMBIA IL TRASPORTO PUBBLICO

E anche se questa nostalgia potrebbe sembrare fin troppo melensa, il lento ma inesorabile sparire del giallo è segno dei tempi che cambiano e di un trasporto pubblico che alla fine, dopo anni di cromie casuali, trova una propria identità visiva nel grigio, nel rosso pompeiano e nel font Urbs Display.

Un design più pulito e in linea con i tempi di una Roma moderna.

Solo il passare del tempo ci potrà dire se il grigio sarà iconico quanto il giallo. Un colore che, per quanto imperfetto e spesso fuori contesto, ci era familiare. Era la nostra Roma.

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