Le attese dei mezzi pubblici


Quanto attende in media ogni giorno un utente alla fermata del bus? Rispondere "tanto, forse troppo" non basta, servono i dati. Eccoli pronti, con un paragone con altre realtà italiane ed il resto del mondo.

Secondo gli open data di Moovit (Analisi sull’indice di mobilità pubblica), partner app di Atac che fornisce informazioni in tempo reale sul trasporto pubblico locale, il tempo medio di attesa per un viaggio, a Roma, è di 20 minuti come, ad esempio, a Bogota, Los Angeles e la messicana Leon; sono invece 27 i minuti di attesa a Napoli e Campania, 23 a Palermo e Catania, 18 a Bari; attese meno prolungate a Venezia (10 minuti), Trieste, Gorizia e Milano (11), Bologna, Genova e Savona (12) e così via. 

Nel resto del mondo, le attese maggiori si registrano soprattutto in Brasile (33 minuti a Salvador) e Turchia, mentre le città dove i mezzi passano più di frequente, con un’attesa media inferiore a 10 minuti, sono in Francia (Strasburgo e Tolosa, 9 minuti) e Spagna (Malaga, 9 minuti; Ciudad Real e Siviglia, 8 minuti; Bilbao, record mondiale di 6 minuti). 

A Roma, comunque, le persone che aspettano alla fermata la propria linea per oltre 20 minuti sono il 39%, un numero considerevole di utenti che, in Italia, viene battuto solo dalle città del Sud (Napoli 56%, Palermo 48%, Catania 46%); nel resto del mondo, di nuovo, le metropoli brasiliane battono in negativo tutte le altre con ben il 73% di passeggeri che ogni giorno attende oltre 20 minuti alla fermata (a Manaus e Teresina), mentre i numeri più contenuti si hanno in Germania (6% a Monaco), a Cuenca in Ecuador (9%) e infine nelle spagnole Malaga e Granada (8%), Valencia e Barcellona (9%), Bilbao (4%) per concludere con la virtuosissima Ciudad Real, dove solo all’1% degli utenti capita di attendere i mezzi pubblici per più di 20 minuti.

Da sito dell'Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale



Abbiamo stretto un'importante collaborazione con l'Agenzia riguardo le segnalazioni sulla qualità del Trasporto Pubblico Locale

Tale collaborazione si è concretizzata con l'apertura di un canale privilegiato con l'Agenzia, che elabora e trasmette le segnalazioni al Dipartimento Trasporti, il quale a sua volta provvede alla risoluzione delle criticità

Ma serve l'aiuto di tutti, ecco come fare


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2 Commenti

Anonimo ha detto…
La frequenza dei passaggi di una linea si stabilisce essenzialmente in funzione della domanda di trasporto esistente sulla stessa. Allo stesso modo si stabilisce il tipo di veicolo da adottare: bus corto, medio, lungo, snodato, per poi passare al mezzo su rotaia in presenza di domande più alte. Il discorso è anche il poter garantire la regolarità delle frequenze, e questo dipende anche se una linea è o meno in sede propria.Quando talvolta di dice che per potenziare una certa linea servono più autobus, non è sempre vero: potrebbe anchevdipendete dalla presenza o meno di corsie preferenziali. L'autobus che cammina in promiscuità col traffico privato ha una velocità commerciale minore rispetto a quello che circola su un percorso con corsia protetta; di conseguenza, il primo tende a sforare i tempi giro ed a perdere anche corse. Ne consegue che per avere frequenze più elevate e regolari occorrono corsie protette, piuttosto che un maggior numero di veicoli.



Anonimo ha detto…
Vorrei estendere il discorso ad un altro punto dello stesso. Esistono le cosiddette "zone di convenienza" in base alle quali si stabilisce il mezzo di trasporto più adatto, tecnicamente ma anche economicamente, a soddisfare la richiesta di mobilità su un certo itinerario. Più in dettaglio, l'autobus conviene per domande di trasporto che siano al massimo di circa 4000 viaggiatori/ora per senso di marcia. Tra i 4000 ed i 10000 conviene il tram, mentre oltre i 10000 ci vuole la metropolitana. Purtroppo, a Roma non è così, esistendo nel complesso poche linee su rotaia in rapporto alla rete, e di conseguenza l'autobus viene impiegato su percorsi con domande di trasporto per le quali non è economicamente conveniente. Ecco anche perchè, a Roma, i costi di esercizio del trasporto pubblico sono piuttosto alti.