Alla fine la metro C non ha fatto crollare il Colosseo

Due parole conclusive sui defunti comitati nimby e pseudoambientalisti che volevano abbattere la metro C di Roma.

Alla fine la metro C non ha fatto crollare il Colosseo

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Dopo 12 anni di duro lavoro, la linea C al Colosseo è realtà. Una novità destinata a rivoluzionare i trasporti di Roma negli anni a venire, diventando sempre di più uno degli assi portanti della mobilità cittadina.

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Con l’arrivo della metro all’ombra dell’anfiteatro Flavio si moltiplicano le possibilità di interscambio con la rete di metropolitane esistenti, con il raddoppio del nodo di scambio non solo a San Giovanni ma anche al Colosseo.

Una festa per la città alla quale partecipiamo con piacere, ma col dovere di ricordare – con una bella nota polemica – chi la metropolitana non l’ha mai potuta sopportare, arrivando a ipotizzare che il Colosseo sarebbe crollato a causa degli scavi.

Torniamo indietro al 2013, l’anno in cui il coagulo di opposizione alla metro C raggiunse l’apice della sua perversione. Ai tempi diverse organizzazioni tra cui Italia Nostra Roma, l’associazione Progetto Celio, Salviamo il Paesaggio e Difendiamo i Territori si unirono sotto la stella del defunto comitato propagandistico grillino “Metro C - #fuoridaifori” per sostenere una delirante raccolta firme per bloccare la costruzione della stazione del Colosseo.

Posizioni contro qualsiasi forma di buon senso, antesignana dei populismi perpetrati ancora oggi contro le opere di mobilità su Roma, tra cui la tramvia TVA.

Una petizione che non ebbe effetti diretti sul tracciato della metropolitana, rimasto saldo dove doveva andare, ma che contribuì a bloccare e tutt’oggi ha ostacolato lo sviluppo delle successive tratte.

Dopo la salita al Campidoglio del Movimento 5 Stelle apparve chiara fin da subito la spaccatura interna d’opinioni, con Enrico Stefàno allineatosi su una posizione pro-metro e la maggioranza rappresentata dalla Sindaca o contraria (si pensi alla consigliera Gemma Guerrini, eletta già da militante delle associazioni anti-metro, o alla fantasiosa deviazione per Corviale reiterata dall’assessore all’urbanistica Paolo Berdini) o con posizioni appositamente vaghe.

Alla fine il temporeggiare prevalse, al punto che possiamo pacificamente concludere che il mandato Raggi furono “cinque anni buttati” per il futuro della metro C. I nodi alla fine arrivarono al pettine e si arrivò a dicembre 2019 al drammatico stallo delle talpe meccaniche sotto il Colosseo, impossibilitate a proseguire o a arretrare.

Fu il MIT a intervenire con un finanziamento essenziale di 10 milioni, per proseguire almeno con lo scavo delle talpe fino sotto la futura fermata di piazza Venezia. Finanziamenti resi disponibili a dicembre 2019 ma che furono recepiti solo a giugno 2020, tra covid, ulteriori piagnistei e mal di pancia interni al Movimento, con DGCa 100/2020.

Parallelamente la pressione esercitata da comitati virtuosi come MetroXRoma e SalviamoLaMetroC portò, finalmente, alla richiesta di finanziamento della stazione Venezia, formalizzata con DGCa 2/2021.

Tante cose si potrebbero dire sull’operato degli scorsi anni, tra cui la messa in liquidazione di Roma Metropolitane, ma ci piace concludere con una nota di speranza per il futuro. Dopo anni di fatica e articoli, siamo orgogliosi di aver contribuito – anche in minima parte – all’aggregazione dell’attuale movimento civico che sostiene la mobilità su ferro in città.

Per oggi ci godiamo la linea C, ma dobbiamo tutti continuare a impegnarci per il bene di Roma e dei suoi abitanti.


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2 Commenti

Anonimo ha detto…
La metro C non ha distrutto il Colosseo; in compenso, ha distrutto ciò che restava della ferrovia Roma-Fiuggi.
marco_pascucci ha detto…
Ce ne faremo una ragione...