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Il Giubileo si avvicina e Roma si prepara ad accogliere milioni di pellegrini in arrivo da tutto il mondo. Si prepara attraverso numerosi cantieri e investimenti che promettono di migliorare il servizio, ma c’è un settore del trasporto pubblico romano che non viene mai preso in considerazione come elemento cruciale per un servizio migliore: la tecnologia.
Negli anni, si è investito poco e non è stato compreso che attraverso un grande sviluppo tecnologico si sarebbe potuta ottenere una maggiore soddisfazione dell’utenza, grazie ad un aumento della qualità del trasporto pubblico.
È servita la piccola grande rivoluzione del Tap&Go per intuire quanto gli strumenti tecnologici possano rivoluzionare la fruizione del pubblico servizio a partire, per l'appunto, dalla facilità nell'acquisto del biglietto. Poi, si è arrivati finalmente a riattivare gli schermi sugli autobus, ma la strada da fare è ancora lunga.
Restando sul tema, basterebbe iniziare usando ciò che si ha già come i monitor a bordo dei treni CAF MA300 circolanti sulle linee A e B e sulla ferrovia Metromare. Dopo quasi 20 anni di servizio in cui non hanno mai mostrato
altro oltre alla pubblicità e qualche piccola informazione diramata da Roma
Servizi per la Mobilità, questi dispositivi potrebbero essere usati per mostrare con maggiore dettaglio le corrispondenze
con altre linee, le partenze dai capolinea delle linee di
superficie. Potrebbero essere anche utili per indicare le successive stazioni in cui la metro fermerà, proprio
come già avviene sui più recenti CAF MB400 in circolazione sulla metro B. Cotral, forse, ci sta provando, visto che recentemente ha attivato questi monitor proprio per comunicare la prossima fermata a bordo dei treni della Metromare.
Sempre restando nelle gallerie dalle metropolitana, c'è voluto il Giubileo e i finanziamenti dei privati per portare il 5G nelle metropolitane dove il segnale telefonico già c'era e non funzionava più bene (A e B), oppure dove non c'è mai stato (B1 e C).
C’è anche una persistente disattenzione sulla comunicazione dei tempi d’attesa in superficie, quando ci sono guasti al sistema AVM di Atac, Troiani/SAP e BIS/Tuscia, dei quali non si ha quasi mai una comunicazione istituzionale. Lo stesso protocollo GFTS per la trasmissione dei dati in app risulta fortemente instabile, con mezzi "fantasma" che non vengono visti da remoto o, viceversa, vengono segnalati in servizio su altre linee.
E infine il MaaS, la Mobility as a Service per la quale è stato fatto un investimento da 5 milioni di euro che tarda ancora da dare frutti: anziché sviluppare una app integrata "Metrebus", ci si è affidati ancora una volta ai privati, con tutti i limiti del caso.
In assenza di un'app decente di Atac (uscita dagli store), Troiani/SAP e BIS/Tuscia (inesistenti), di Cotral (malfunzionante) e di Roma Servizi per la Mobilità, al povero utente non resta scaricare che Moovit, che fornisce solo alcune informazioni nella sua versione gratuita ed è colma di pubblicità che ne rende snervante l’utilizzo.
È chiaro che in assenza di un’app unica integrata, anche l’acquisto di un biglietto in formato digitale è difficoltoso ai poco esperti. Anche l’abbonamento Metrebus da quando è stata introdotto è sempre rimasto nella sua forma di tessera fisica: in un mondo sempre più digitalizzato e che vede l’entrata della GenZ nel mondo degli adulti, sarebbe utile che anche la Metrebus card venga digitalizzata consentendo agli utenti di aggiungerla ai wallet digitali dei propri smartphone, come già avviene in tantissime città del mondo.
La direzione da seguire per un trasporto pubblico più vicino alle esigenze dei cittadini è quella data dalla digitalizzazione e dai sistemi smart. Tap&Go non può e non deve restare l’unica iniziativa, ma è necessario proseguire la strada verso il futuro investendo sempre più risorse nella tecnologia.
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