Nei giorni della polemica tra il Ministro Salvini e il Sindaco
Lepore di Bologna abbiamo voluto vederci chiaro su una possibile Roma “Città 30”.
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30 km/h sì o no? Al di là delle polemiche abbiamo voluto vederci chiaro sui piani che la Capitale ha in merito alla limitazione della velocità
veicolare.
Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), approvato
con DAC
14/2022, non prevede la realizzazione di un’area 30 generalizzata, così
come avvenuto a Bologna, bensì l’istituzione di specifiche zone circoscritte agli
ambiti più sensibili dei quartieri.
In particolare, lo scenario di piano, con orizzonte al 2030,
prevede l’istituzione di 78 zone 30, ripartite in diversi gruppi tra “isole
ambientali”, nelle quali è programmata la pedonalizzazione di intere strade e
la valorizzazione urbanistica, e zone a velocità limitata, nelle quali le
automobili dovranno rallentare fino ai 30 km/h previsti.
La pianificazione comprende tutti i quartieri della città,
dal centro storico alle aree prospicenti al GRA, secondo l’elenco qui
riportato.
I progetti troveranno opportuno dettaglio nell’ambito dell’attuazione
mediante il bilancio capitolino e altre fonti di finanziamento.
A novembre, inoltre, il Sindaco Gualtieri ha dichiarato di
voler portare il limite del 70% delle strade della Capitale a 30 km/h. Un
obiettivo decisamente sui generis, che si scontra con le dichiarazioni dell’assessore
alla mobilità Patané, che riteneva il provvedimento impossibile sulla viabilità
principale, che costituisce molta della rete stradale. A complicare ulteriormente
la questione è stata anche la recente nota pubblicata dal MIT, nella quale si auspica
un ripensamento dei 50 km/h con apertura a 70 km/h nei viali e nelle arterie di
scorrimento.
Le zone 30 sono così diventate un argomento di scontro
politico e non più tecnico, senza considerare più le evidenze che la tecnica
dei trasporti raccontano sui benefici di questi provvedimenti, quando
adeguatamente ragionati e condivisi con la cittadinanza.
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