Roma-Lido: Regione Lazio non ha voluto fare lavori

Roma-Lido: Regione Lazio non ha voluto fare lavori


Un ex dirigente Atac, Cassino, accusa la Regione Lazio di non aver mai investito sulla Roma-Lido: degrado studiato a tavolino. Poi con Astral i lavori

Quello dell'ex direttore Ingegneria e coordinamento di Atac, Giuseppe Alfonso Cassino, una vita nei trasporti in Trenitalia prima e in Atac dal 2011 al 2015, è un atto d'accusa pesantissimo contro la Regione Lazio, il presidente e l'assessore ai Trasporti, Mauro Alessandri. 

Cassino sostanzialmente sostiene che il degrado della ferrovia che unisce Roma a Ostia è stato un atto studiato a tavolino: manutenzioni ridotte all'essenziale per togliere la gestione ad Atac e a Roma (all'epoca c'era la Raggi) e poi rimetterla sotto il controllo regionale e quindi avviare la “bonifica” di ciò che rimaneva.

Scrive l'ingegner Cassino: “Qualcuno mi spieghi perché il proprietario della linea (Regione Lazio) non ha mai finanziato i lavori di manutenzione straordinaria della linea Roma - Lido e invece lo fa ora dopo aver tolto la gestione all'ATAC affidandola, senza alcuna ragione che non sia la moltiplicazione di poltrone da destinare a politici amici, a due distinte società: ASTRAL per la gestione dell'infrastruttura ferroviaria (senza alcuna specifica esperienza in materia ferroviaria) e a COTRAL per i servizi di trasporto (idem come sopra). E a pochi giorni dallo "scippo" finalmente arrivano i soldi per i rinnovi”.

Due società per un'unica linea: un caso limite

La sua spiegazione è affidata a una metafora: “È come se il proprietario che deve rifare il tetto della casa in affitto attendesse per lunghi anni l'arrivo di un nuovo inquilino prima di dare il via ai lavori di sua pertinenza. 

E se dal tetto piove che fa? Il nuovo inquilino non a caso è una società controllata dalla Regione. 

Il vecchio da Roma Capitale. Per concludere evidenzio che la Roma-Lido e la Roma (P.le Flaminio)- Viterbo, entrambe della Regione Lazio, rappresentano l'unico caso italiano di ferrovie isolate gestite da due distinte società, una per l'infrastruttura e una per i servizi. 

Nessuna norma di sicurezza lo richiede e mai lo richiederà. Ma si sa si può essere più realisti del re, quando si devono perseguire fini sconosciuti ai più”.

La spiegazione nei commenti avvelenati

E i fini a cui allude Cassino, appaiono nei commenti al post. Ancora una volta viene in aiuto la sintesi: vista la mole di investimenti necessari a rimettere in piedi la ferrovia, viene da pensare che durante la gestione Atac siano stati negati, per poi concentrarli direttamente sotto il controllo della Regione Lazio. 

Almeno questo è quello che ipotizzano i commentatori, alcuni dei quali di tecnici che in Atac hanno lavorato una vita. Commenti tutti da leggere.

da AffariItaliani

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