Viviamo nell'era in cui le macchine hanno imparato a parlare, l’era degli assistenti vocali: possiamo impartire ordini a un’automobile, a casa intavoliamo discussioni con gli altoparlanti e le lampadine, litighiamo con il telefonino e il telefonino ci risponde a tono
Ma c’è un posto dove l’inquietante intelligenza artificiale ancora non è arrivata, essendo stata preceduta da una più rassicurante ottusità artificiale: gli autobus di Roma.
Da anni i passeggeri dell’Atac ascoltano divertiti gli strafalcioni degli annunci diffusi dagli altoparlanti. Viale XXI aprile diventa «viale ics ics i aprile» e S. Agnese si trasforma in «esse Agnese»: così succedeva, almeno fino a qualche tempo fa, sul 90.
Sull’80 invece la voce registrata annuncia «prossima fermata Sant’Agnese Annibaliano Megabyte uno», che evidentemente sta per Metro B1.
Poi ci sono gli accenti messi a casaccio: «Valle Melaìna», «via Dandòlo», o «via Bocca della verità» con la i accentata invece della a. Sono piccole imprecisioni che in fondo non fanno male a nessuno, ma anzi aiutano il passeggero a sorridere e a distrarsi un po’.
Meno divertente magari è la voce oltretombale che in alcune stazioni della metro spaventa da anni i viaggiatori, ma in compenso a bordo della Metro B1 - o Megabyte 1 che dir si voglia - c’è una voce femminile dispettosa e giocherellona che ci allieta presentando la fermata Jonio come «Gnogno».
Bus e metropolitane, parlate come vi pare, l'importante è che prima o poi arriviate.
Da Il Messaggero
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