ATAC – l’assenteismo ha le gambe corte



In una recente intervista il Presidente di ATAC Simioni, parlando dell’assenteismo, ha dichiarato: “le assenze sono scese dal 14,2% al 12,8%”



Cosa c’è di vero in questa dichiarazione al Messaggero? Abbiamo scaricato tutti i dati presenti sul sito ATAC, che vanno dal 1° trimestre 2014 al 2° trimestre 2019.


Nel periodo dal 1 gennaio 2014 al 30 giugno 2016 (10 trimestri, alias 30 mesi), il tasso di assenza medio è stato del 12,39%.

Nei successivi 10 trimestri, alias 30 mesi, sotto l’Amministrazione 5 stelle, il tasso di assenza medio è salito al 12,82%. Di poco, ma è aumentato.

Il record di assenze si è avuto proprio sotto la gestione di Simioni, nel 3° trimestre 2018, con il 14,22% citato dal medesimo Presidente. 

I valori minimi si sono registrati invece nel 4° trimestre 2015 e nel 1° semestre 2016, prima dell’insediamento della Giunta a 5 stelle.

La linea di tendenza è sostanzialmente piatta. Nessun risultato ottenuto, su questo fronte.

Ricordiamo che l’assenteismo pesa pochissimo sul mancato servizio, una quota di circa l’1% del totale. 

La causa principale delle corse perse è legata all’indisponibilità degli autobus (per guasti o altri motivi).






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2 Commenti

Anonimo ha detto…
Beh, io penso che abbia sostanzialmente ragione un ex assessore al traffico ed alla mobilità romano quando, nella sua relazione sulla crisi dell'ATAC, le scelte sbagliate, le soluzioni possibili, scrive che:
"La causa prima della crisi, infatti, è da ricercarsi nella cronica incapacità dei dirigenti, con alcune meritorie eccezioni, nel mettere in pratica i più elementari principi di gestione aziendale e innovazione tecnologica. Le cause della dequalificazione vengono da lontano e si sono accentuate negli ultimi tempi: i dirigenti non rispondono a una razionalità aziendale, ma sono prima di tutto fedeli ai padrini politici e sindacali che influiscono sulle loro carriere; e così incitano tutti i dipendenti a fare altrettanto.
Quando penso alla grave carenza di direzione, mi stupisco sempre nel vedere che gli autobus nonostante tutto percorrono le strade romane. Non è un'azienda, è una sorta di "associazione di autisti" che producono il servizio in base alle loro doti di autogoverno. Se ne può avere conferma empirica osservando le ampie oscillazioni di risultato in funzione dello stato d'animo degli operatori: la forte motivazione che scatta in occasione dei grandi eventi politici o religiosi produce miracoli nella gestione del servizio, come ad esempio si vide per la canonizzazione degli ultimi papi. Al contrario, il servizio degrada quando un malessere nelle relazioni sindacali annulla quell'autogestione che è l'unica risorsa produttiva. Non c'è una qualità "normale" per mancanza di una rigorosa organizzazione industriale. Ma se, nell'eccesso opposto, si dovesse intervenire con un irrigidimento tecnocratico, l'esito finale potrebbe essere inferiore a quello ottenuto per via spontanea. Da tutto ciò viene un monito ai nuovi gestori: potranno fare meglio di oggi solo se sapranno motivare gli autisti e tutti i dipendenti in una nuova organizzazione del lavoro".
Anonimo ha detto…
Io faccio questo esempio: una nave, per poter funzionare bene, ha bisogno essenzialmente di un comandante capace ed in gamba, nonchè di un equipaggio ben selezionato ed altrettanto ben formato e motivato. Se l'uno o l'altro (o, peggio ancora, entrambi) non sono validi, la nave bene NON potrà funzionare. Credo di essermi spiegato abbasttanza...