L’AGCM ha prevalso sul Comune, in merito al ricorso sull’affidamento
in house del trasporto pubblico locale da marzo a dicembre del 2023.
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Dopo i tanti ricorsi annunciati e finora sempre terminati con un nulla di fatto, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha prevalso
sul Comune di Roma, vincendo al Consiglio di Stato il ricorso presentato sulle proroghe del servizio di trasporto pubblico ad Atac del 2023.
In particolare il Consiglio di Stato ha annullato la DGCa 107/2023, che prorogava l’affidamento dei servizi di TPL e gestione dei
parcheggi di scambio all’azienda dei trasporti capitolini da marzo a dicembre,
a causa dell’effetto delle prescrizioni dell’allora nuovo Dlgs 201/2022.
Il decreto di riordino della disciplina dell’affidamento dei
servizi pubblici con rilevanza economica, tra cui anche il trasporto pubblico, imponeva
a Roma Capitale di redigere un Piano Economico Finanziario simulato (PEFs) per
giustificare la scelta del futuro riaffidamento del servizio in house o
tramite gara pubblica.
Per ottemperare a tale obbligo senza interrompere il
servizio pubblico Roma Capitale, pertanto, aveva prorogato il contratto di
servizio esistente con Atac. Un’operazione, la redazione del PEFs, che la stessa
municipalità aveva definito “difficile”. Il Consiglio di Stato ha ritenuto tale
difficoltà una motivazione non sufficiente per derogare all’art. 5 comma 5 del
Regolamento UE 1370/2007, secondo il quale l’affidamento in house può essere
reiterato solo per una “impossibilità materiale” e in presenza di “circostanze
eccezionali” che, secondo il tribunale, non si sono verificate.
Il Consiglio ha ritenuto di dare ragione all’AGCM anche per “indirizzare
il comportamento futuro” di Roma Capitale, che dovrà allinearsi verso lo
standard della gara europea.
Del resto, attraverso un sistema di tante miniproroghe in sequenza (ossia di durata temporale molto breve) sarebbe sin troppo facile aggirare il modello impugnatorio previsto in capo alla stessa Autorità Antitrust.
Ha motivato il Consiglio di Stato, che con la sua sentenza ha annullato la DGCa 107/2023.
COSA SUCCEDERÀ?
Stante l’annullamento della deliberazione, il Comune
potrebbe scegliere di effettuare ricorso oppure di accettare la sentenza. Ciò imporrebbe all’Amministrazione di
deliberare in sanatoria l’allora proroga da marzo a dicembre 2023 ad Atac,
motivando in linea con i contenuti del Regolamento UE la scelta della
reiterazione dell’affidamento in house.
Al netto di questa formalità amministrativa, non ci saranno degli effetti tangibili su Atac o sul servizio che offre. Non sono stati annullati, infatti, né le successive proroghe, né il nuovo contratto di servizio 2025-2027 recentemente approvato.
Prendiamo atto che l’AGCM sembra aver preso prepotentemente
di mira la Capitale e Atac, pertanto è possibile che ci saranno ulteriori ricorsi.
Alla stessa maniera restiamo stupiti della decisione del Consiglio di Stato,
che in passato per medesime accuse aveva fatto prevalere l’interesse pubblico di assicurare la continuità del servizio di trasporti.
Stante questa situazione ostile, rafforziamo la nostra convinzione che il contratto di servizio di Atac recentemente approvato terminerà troppo presto, contro affidamenti analoghi di durata decennale per Cotral e Astral o
di durata di 8 anni per i gestori privati del servizio bus periferico romano.
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