La sentenza, facendo prevalere l’interesse pubblico della
continuità del servizio, ha legittimato l’affidamento in house del trasporto
pubblico romano.
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La giustizia amministrativa ha deciso che il Comune di Roma
ha – o meglio aveva – diritto a proseguire la gestione del suo trasporto
pubblico in house con Atac. Con sentenza n. 1266/2024 la sesta sezione del
Consiglio di Stato ha respinto il ricorso al TAR del Lazio n. 5440/2020, mosso
dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) contro Roma Capitale.
L’oggetto del contendere era la proroga dell’affidamento in
house del servizio di trasporto pubblico, deciso con DAC 2/2018 fino al 3
dicembre 2021. Tale proroga, contestava l’AGCM, avrebbe violato i principi del
regolamento europeo CEE 1370/2007, relativo alla liberalizzazione del servizio di
trasporto pubblico nell’Unione Europea.
Secondo il Consiglio di Stato gli elementi contestati dall’AGCM,
ovvero la mancanza di un vero “controllo analogo” su Atac da parte del Comune e
l’eccesso di potere per sviamento, in quanto l’amministrazione avrebbe
utilizzato strumenti normativi leciti per il perseguimento di finalità estranee
all’interesse pubblico generale, non sono stati ritenuti fondati.
In particolare, il Consiglio ha appoggiato la decisione del
Comune di subordinare, contestualmente, la proroga del contratto di servizio
all’omologazione del concordato preventivo. Tra i motivi a favore di tale
scelta figurano: la tutela dell’integrità finanziaria di Roma Capitale, con
forti debiti nei confronti di Atac, la salvaguardia degli asset aziendali, che
altrimenti sarebbero andati dispersi, la garanzia dei posti di lavoro e la
continuità del servizio di trasporto pubblico nella città.
Rispetto a una prospettiva di fallimento di Atac
[…] lo specifico piano concordatario, poi omologato, era finalizzato proprio a consentire la prosecuzione dell’attività, rappresentando, dunque, quantomeno in via prospettica, un’opzione maggiormente sicura per garantire la continuità dell’erogazione del servizio di trasporto alla collettività.
Riporta il Consiglio di Stato nella sentenza.
Un pronunciamento che di fatto depotenzia molto il nuovo ricorso che l’AGCM ha mosso lo scorso gennaio contro Atac e Roma Capitale sul nuovo affidamento del servizio in house providing. Con tale sentenza, infatti, si è
“normalizzato” il ricorso dell’affidamento in house che, dunque, non rappresenta
più un’eccezione rispetto alla liberalizzazione del mercato dei servizi
pubblici definito dai regolamenti europei.
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