A consegnare le proprie dimissioni è stata la presidente Elisa D’Alterio. L’ira delle opposizioni: “L’Agenzia è stata smantellata”.
Alla fine i timori condivisi con Carte
in Regola e DiarioRomano
erano fondati. Dopo neanche un anno di travagliato governo, la presidente di
ACoS Elisa D’Alterio ha comunicato le proprie dimissioni, rimettendo il mandato
alla presidente della Assemblea Capitolina, Svetlana Celli.
Un vero e proprio abbandono in stile Costa Concordia, avvenuto dopo due stop ingiustificati dell’ente che a luglio è costato il posto di lavoro per 25 dipendenti, tra ricercatori professionisti, specialisti amministrativi e ispettori.
Dopo lo svuotamento dell’ente, rimasto presidiato solo nei
settori della cultura e del sociale, la presidente ha consegnato dopo appena
tre mesi le proprie dimissioni, completando la debacle dell’Agenzia.
Uno stop, stavolta definitivo e totale, nei giorni della consegna della Relazione Annuale che, con tutta probabilità, resterà ferma al secondo tomo di quattro.
Sono mesi che chiediamo chiarimenti sia tramite interrogazioni, sia in commissione sul futuro di Acos e dei lavoratori che attendono si essere assunti, senza avere però da parte dell’Amministrazione una risposta concreta. Sembra infatti che si intenda rinunciare ai preziosi servizi svolti dall’agenzia, senza però avere idee chiare su come procedere.
Ha dichiarato in una nota Maria Cristina Masi (FdI).
D'Alterio, che era in carica soltanto dallo scorso 2 dicembre 2022, in quest'annetto scarso di presidenza è riuscita a smantellare l’Agenzia, interrompere i controlli di qualità erogata sui servizi e mandare a casa il personale.
Fa eco in nota congiunta la capogruppo in Campidoglio del M5S Linda Meleo e il consigliere capitolino Daniele Diaco.
Anche Francesco Carpano consigliere di Azione critica la gestione D’Alterio:
Bisogna fare tutto il possibile per tutelare il personale dell’Agenzia altamente specializzato. Al momento Acos ha anche cessato di svolgere i monitoraggi ul campo. È il momento di prendere decisioni giuste e coraggiose anche nei confronti di coloro che sono vincitori delle procedure concorsuali, senza ricorrere a compromessi che prevedano la dispersione della* professionalità di chi sarebbe stato stabilizzato.
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