Metro B1, in viaggio con i pendolari del Trieste-Salario

Metro B1, in viaggio con i pendolari del Trieste-Salario


I primi mesi del 2022 sono stati caratterizzati da forti disagi per gli utenti della metropolitana a Roma. I problemi si sono registrati su tutte le linee della capitale, ma la B1 è stata la più colpita da chiusure temporanee e ritardi. Il culmine si è raggiunto agli inizi di marzo, quando tra il 22 febbraio e il 10 marzo la tratta Bologna-Jonio è stata interrotta cinque giorni.


La situazione – fa sapere Atac – “è in miglioramento. I problemi registrati sono stati causati dalla mancanza di treni, ma ora si sta raggiungendo la normalità. Dagli undici mezzi che circolavano sulla linea B ad inizio marzo, ora siamo a 18. Servirà ancora qualche settimana di pazienza per gli utenti della B1 per tornare ad una percorrenza regolare, ma la pratica è all’attenzione dell’azienda”.

Metro B1, un giro nelle stazioni del quartiere

Ma cosa significa, nella pratica, “pazienza”? Qual è la situazione per i pendolari che utilizzano la linea B1? La tratta Bologna-Jonio è molto trafficata ed è l’unica che copre il Trieste-Salario con le fermate Sant’Agnese – Annibaliano e Libia. Facendo un giro nelle due stazioni del nostro territorio, le parole si traducono con facilità in numeri e disagi veri. Alle 11:30 di mercoledì 23 marzo i tempi di attesa a Sant’Agnese – Annibaliano sono di 16 minuti (direzione Laurentina) e di circa 20 per Jonio. Alle 17:30, invece, abbiamo atteso tra i 10 e i 12 minuti (direzione Laurentina), ma sempre 20-22 minuti per Jonio.

Un’attualità che caratterizza l’intera giornata e che sta condizionando la vita dei pendolari: “Lavoro nel Trieste-Salario, ma vivo sul litorale e l’ultimo mese è stato più problematico del solito”, testimonia Pier Fabio. Le ripetute chiusure della B1 lo hanno portato a compiere una scelta che ormai si è trasformata in abitudine: “A Bologna lascio parcheggiata una bicicletta, e quando la B1 è ferma o rallentata, l’ultimo tratto lo faccio sulle due ruote”.

I tempi di attesa, negli orari non di punta, sono di circa 20 minuti e non scendono mai sotto i dieci. Ritardi notevoli, soprattutto per chi lavora e prende la metro almeno due volte al giorno: “Vivo nel quartiere, ma lavoro a Pietralata e ogni giorno è un terno al lotto”, dice Stefano. “Prendo la B1 alle 8 di mattina, e poi alle 18. Da febbraio esco di casa con le chiavi della macchina, così se la situazione non è tollerabile ho un piano B per non fare più tardi”.

Ma c’è anche chi una scelta non la ha. È questo il caso di Antonella, insegnante in una scuola del quartiere, ma residente fuori Roma: “Mi è capitato di aspettare anche 25 minuti per un treno, ma la campanella sempre alle 8 suona”, ci racconta. Poi ancora: “Il disservizio è notevole, soprattutto quando la linea è sospesa e con le navette si fa ancora più fatica a raggiungere la destinazione, sia perché sono piene, ma anche per il traffico”.

Antonella si è organizzata uscendo di casa anche un’ora prima del necessario, per evitare sorprese: “Oltre al possibile ritardo, c’è da sottolineare l’aspetto emotivo. Si arriva a lavoro già nervosi, stressati, ansiosi e per tutti è un problema, ancor di più per le persone che, come me, lavorano con i bambini”.

Problemi per i lavoratori, ma anche per i tanti studenti che si spostano nel nostro quartiere ed usano la metropolitana per raggiungere scuole ed università: “Non ho mai atteso meno di dieci minuti. Ormai si vedono scene da film, con gente che, se sente passare un treno, si fa due piani di scale mobili di corsa per non perdere il mezzo”, racconta Alessandro. Che aggiunge: “Se i treni transitassero con regolarità si eviterebbero anche le calche. La mattina presto e la sera si viaggia tutti attaccati, e in questo periodo di restrizioni non è il massimo”.

Ascoltando le testimonianze dei viaggiatori viene poi alla luce un altro aspetto: raggiungere il nostro quartiere è più complicato che allontanarcisi, soprattutto nelle ore di punta. La conferma arriva da Ana, studentessa Erasmus a ‘La Sapienza’. Non ha ancora molta confidenza con l’italiano, ma in inglese si fa capire molto bene: “Vivo nell’Africano ed ogni mattina prendo la metro per raggiungere l’università. La sera, quando rientro, devo sempre fare attenzione a non prendere la linea per Rebibbia, visto che l’attesa è sulla stessa banchina che mi porta a casa”.

La faccenda –  continua – “non è segnalata a dovere e capita di sbagliare, soprattutto per chi, come me, non conosce la città. I treni per Rebibbia, poi, sono molto più frequenti e quasi sempre mi capita di vedere passare due o tre treni per questa destinazione, prima di poter prendere quello per Jonio”.

Spostarsi con la metro dal quartiere non è semplice. I disagi per i pendolari non sono solo sui ritardi dei treni, ma anche sulla situazione delle stazioni della metropolitana del quartiere. I cartelloni luminosi che indicano i tempi di attesa sono tutti rotti, sia a Sant’Agnese – Annibaliano che a Libia, cosicché gli utenti non hanno neanche contezza di quanto tempo passerà prima del passaggio di un treno.

A Libia, poi, tutti gli ascensori sono fuori servizio e per raggiungere le banchine bisogna scendere quattro o sei piani di scale mobili, a seconda della direzione desiderata. Una voce, dagli altoparlanti, lancia in filo-diffusione un messaggio ogni mezzora: “Informiamo i viaggiatori che i treni potrebbero portare ritardo. Ci scusiamo per il disagio”. Non se ne era accorto nessuno.

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