Muoversi a Roma senza vedere: una sfida ogni giorno più dura - Parte seconda

Muoversi a Roma senza vedere: una sfida ogni giorno più dura - Parte seconda


Sarà capitato a molti lettori di questo blog di incontrare, sulle strade o sui mezzi pubblici della nostra città, persone che si muovono con l’aiuto di un bastone bianco o di un cane guida, oppure che si avvicinano un po’ troppo ai cartelli segnaletici per poterli leggere. In tutti questi casi vi siete imbattuti in persone con disabilità visiva: ciechi o ipovedenti rispettivamente. 


Questa è la seconda puntata, qui se ti fossi perso la prima

L’ipovisione, questa sconosciuta

Ancora oggi, sentendo parlare di ipovedenti, molti immaginano si tratti di un termine più cortese per definire le persone cieche. Frutto di grossolani errori di comunicazione da parte dei media main stream, questa credenza è molto diffusa e le nostre associazioni compiono grandi sforzi per restituire dignità alla parola “ipovisione” e a chi vive questa condizione ogni giorno.

A grandi linee, gli ipovedenti sono coloro i quali, pur potendo contare su un residuo visivo, non sono in grado, ad esempio, di guidare un’automobile, di distinguere colorazioni simili tra loro o di leggere scritte troppo piccole o troppo distanti. Come dite? È una definizione molto generica e non ci si capisce gran che? Non vi si può dar torto, ma è quasi impossibile migliorarla senza scendere troppo nel tecnico.

Al di là di tutto, le centinaia di malattie che possono colpire i nostri occhi, nei loro diversi stadi e combinate tra di loro in altrettanti modi, generano un numero incalcolabile di situazioni di ipovisione, tanto che è impossibile comprendere come e cosa veda un ipovedente senza chiederlo direttamente all’interessato.

In un panorama estremamente variegato come quello sopra descritto, è facile accorgersi che, per noi ipovedenti, è molto più difficile descrivere la propria condizione e le proprie necessità rispetto a chi non vede del tutto. 

Inoltre gli ipovedenti non sono, per chi li incontra, immediatamente riconoscibili come i ciechi assoluti, il che è spesso causa di disguidi e disagi per noi e per gli altri.

Per muoversi autonomamente, le persone ipovedenti utilizzano quanto più possibile il loro residuo visivo, sfruttando, a seconda della loro specifica condizione, le fonti di luce, il contrasto cromatico e di luminanza o l’esistenza (in vero molto rara) di segnaletica ad alta leggibilità. Spesso si avvalgono di tecnologie compensative, che descriveremo in un prossimo articolo.

Conclusioni

Abbiamo qui cercato di descrivere, per sommi capi, il problema della mobilità di noi ciechi e ipovedenti e gli ausili che utilizziamo per essere, quanto più possibile, autonomi nei nostri spostamenti in città. 

Nei prossimi articoli approfondiremo questi temi e parleremo di come le istituzioni e i cittadini possono supportarci e venire incontro alle nostre esigenze. Risponderemo volentieri ai commenti e alle domande di voi lettori. 

Continuate a seguire gli amici di Odissea Quotidiana e… non perdeteci di vista! 

di Carlo Andrea Tortorelli e Fabrizio Marini

Per approfondire

Questo articolo è il frutto di una collaborazione tra il nostro blog e la Sezione Provinciale di Roma dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. Potete contattare l’associazione visitando il loro sito internet o la loro pagina facebook.



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