Castro Pretorio, lavori conclusi si avvicina la riapertura

Castro Pretorio, lavori conclusi si avvicina la riapertura


Dopo ben 9 mesi, terminano i cantieri all’interno della stazione Castro Pretorio della linea B. 




Ora manca solo l’ok dell’USTIF, l’ufficio speciale trasporti a impianti fissi del Ministero dei Trasporti che deve convalidare i lavori svolti. Difficile sbilanciarsi sui tempi di riapertura, visto che a gennaio 2020 l’USTIF bocciò i lavori eseguiti a Barberini, facendo slittare la ripresa del servizio in uscita a febbraio e in entrata al maggio successivo. La chiusura era necessaria? No, se si pensa che nel 2009-2010 gli stessi lavori furono eseguiti in continuità di esercizio senza chiudere le stazioni.

L’importanza dei lavori trentennali

Sono partiti nella seconda metà del 2020 i lavori per la sostituzione dei 48 impianti di traslazione nella tratta Termini-Rebibbia, inaugurata l’8 dicembre 1990. Lavori fondamentali, imposti dalla normativa nazionale, che prevedono la sostituzione totale dell’impianto dopo i 30 anni di esercizio. A differenza delle altre stazioni, presso le quali sono presenti delle scale ordinarie, le stazioni “profonde” di Castro Pretorio e Policlinico non dispongono degli spazi necessari per garantire l’evacuazione in caso di incendio: raggiunto il fine vita tecnica, la chiusura è stata dunque un fatto inevitabile, o quasi. Dal 5 ottobre si cominciato con la stazione Castro Pretorio, quindi dal 29 novembre Policlinico, attivando contestualmente la navetta MB20 che copre la tratta Termini-Tiburtina servendo anche le fermate intermedie.

La fine delle lavorazioni per Castro Pretorio

“Sono terminati nei giorni scorsi i lavori di sostituzione degli impianti di traslazione nella stazione della metro B di Castro Pretorio. Sono stati cambiati gli ascensori e quattro scale mobili, che avevano superato la vita tecnica utile di trent'anni. I tecnici Atac stanno completando i lavori sulle opere accessorie. Al tempo stesso è in preparazione la documentazione necessaria per richiedere i collaudi ministeriali. Una volta che i collaudi saranno completati e arriveranno le autorizzazioni alla riattivazione degli impianti, la stazione potrà essere riaperta”, riporta Atac in un comunicato stampa.

Era davvero necessario chiudere?

C’è da dire che anche la metro A, inaugurata nel 1980 tra Ottaviano e Anagnina, aveva conosciuto a cavallo del 2009 e del 2010 gli stessi lavori trentennali sulle scale mobili. Ai tempi furono lavorate ben 10 stazioni profonde da Spagna a Furio Camillo, compreso il nodo di Termini che fu oggetto di pesanti lavori di ammodernamento a cura di Roma Metropolitane. 

Leggendo la cronaca di 10 anni fa nessuna stazione chiuse, ovvero i lavori furono eseguiti “in continuità di esercizio”, come dicono gli addetti ai cantieri. Il segreto del successo dell’operazione fu quella di programmare con il dovuto anticipo le attività, lavorando una scala mobile alla volta e rinnovando progressivamente gli impianti di traslazione senza dover necessariamente chiudere le stazioni per mesi interi.

Ancor prima solo la stazione di Manzoni chiuse nel 2006, stavolta per 11 mesi, ma con lavori che consentirono di abbattere le barriere architettoniche attraverso l’installazione di nuovi ascensori. I cantieri interessarono anche gli impianti di estrazione dei fumi e ventilazione, la supervisione, gli impianti elettrici e l’impermeabilizzazione, nonché le finiture di stazione. Insomma, ben più di una semplice sostituzione di scale mobili, che resero la stazione un fiore all’occhiello.

L’incapacità di effettuare i lavori sotto esercizio

Ad oggi sembra che quel know-how, quella capacità di programmazione che permise di evitare tanti disagi ai pendolari, sembra essersi perso: dall’incidente della stazione Repubblica, che fece anche chiudere a catena anche Barberini, la manutenzione degli impianti di risalita è diventata una vera e propria missione impossibile. Cornelia, chiusa per lavori ventennali dal 30 dicembre 2019 al 29 maggio 2020, Baldo degli Ubaldi, chiusa dal 18 ottobre 2019 e riaperta dopo 80 giorni, sono altri esempi di questa incapacità. Eppure fino agli anni ‘90 anche a Roma era prassi procedere con i lavori di manutenzione ordinaria per fasi, tenendo le strutture in esercizio. Perché la sostituzione delle scale mobili è manutenzione ordinaria: diventa straordinaria solo se si aspetta fino all’ultimo per eseguirla.

da La Repubblica






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