Tangenti Tpl: «A Roma funziona così, rispondi di sì altrimenti sei fuori»

Tangenti Tpl: «A Roma funziona così, rispondi di sì altrimenti sei fuori»


Roma Tpl - A che punto è la notte: Le accuse a otto persone indagate per corruzione, fra loro anche il dg del consorzio Marco Cialone. Intanto quarta proroga all’azienda da parte del Comune, fino a ottobre, per proseguire nel servizio di trasporto pubblico


«A Roma funziona così, se vuoi rimanere nel giro fai quello che ti chiedono, altrimenti sei fuori». Nelle carte dell’inchiesta sul fallimento del trasporto pubblico locale umbro c’è un’inquietante fotografia di ciò che sarebbe successo in quello della Capitale negli ultimi 20 anni. 

E che qualche settimana fa ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati dell’attuale direttore generale della Roma Tpl Marco Cialone. 

Nei confronti del manager 59enne e di altri otto soggetti il gip di Perugia Lidia Brutti ha ordinato il sequestro preventivo di beni per otto milioni di euro (1,8 dei quali soltanto al dg e ad altri tre). 

Sono accusati a vario titolo con Paolo Paduano, già direttore generale di Apm spa e poi di Umbria Tpl e Mobilità, e Antonio Pompili, ex rappresentante legale del Cotri (Consorzio trasporti italiani, una delle tre società che compartecipano alla Roma Tpl), di associazione a delinquere finalizzata all’induzione indebita continuata a dare o promettere utilità, corruzione aggravata, bancarotta fraudolenta. 

Un giro d’affari da milioni di euro, ma non solo. Anche un giro di assunzioni di parenti e amici, nonché di auto di lusso e altri benefit concessi sottobanco ai romani per consentire a un imprenditore umbro di poter entrare a far parte del lucroso affare del trasporto pubblico della Capitale.

Le indagini della Guardia di finanza di Perugia sono tuttora in corso. Paduano e Pompili, oggi in pensione, hanno chiesto il dissequestro dei conti correnti, congelati dagli istituti di credito. 

L’imprenditore in questione è Enzo Fonti, già socio e amministratore della Autoservizi Tpl di Passignano sul Trasimeno (Perugia), che sull’orlo del fallimento ha deciso tre anni fa di raccontare alle Fiamme gialle quello che gli era stato fatto capire da Paduano, che 19 anni fa gli aveva prospettato la possibilità di ampliare il giro d’affari alle linee di bus della Capitale. 



Bisognava pagare un prezzo, però, secondo quanto riferito dal teste agli investigatori della Finanza: «Il pedaggio era quello, prendere o lasciare».

I militari del Nucleo di polizia economico finanziaria perugino, guidati dal tenente colonnello Selvaggio Sarri e dal comandante provinciale Danilo Massimo Cardone, coordinati dal pm Manuela Comodi, che ha richiesto e ottenuto il sequestro preventivo dei beni, hanno così ricostruito una stagione di rapporti stretti che hanno portato Fonti e Paduano all’interno della Roma Tpl, allora Tevere Tpl, fornendo ai partner romani auto a noleggio intestate alla società umbra: prima un’Audi Q7, poi una Mercedes Gl e ancora una Bentley, che era stata dell’ex calciatore romanista (poi Inter, Udinese e Fiorentina) David Pizarro (estraneo ai fatti), utilizzata secondo l’accusa dallo stesso Cialone, rubata in via della Maglianella e ritrovata bruciata, così come una Bmw X6, anch’essa sparita dalla circolazione al Circeo e saltata fuori in Polonia.

Convinzione di chi indaga è che Paduano abbia «assoggettato Fonti a richieste indebite di utilità economiche in favore proprio e dei suoi referenti romani». «Tutto è possibile, ma bisogna stare alle regole e non dire mai di no», consigliava Paduano a Fonti che con la sua società avrebbe voluto fare il salto di qualità a Roma, ma si è ritrovato a pagare false sponsorizzazioni per le due squadre di basket di Ferentino a favore di Vittorio Ficchi, cugino di Cialone e consulente amministrativo della Tpl, nonché a versare - sempre per l’accusa - 250 mila euro a Paduano (già «stipendiato» con 15 mila euro al mese per i suoi servizi) per il ruolo da lui svolto nel rimborso ottenuto dall’Autoservizi dell’imprenditore dal Cotri di una parte della somma anticipata per pagare i dipendenti.

Un’inchiesta ricca di colpi di scena, sullo sfondo la Roma Tpl beneficiaria di continue proroghe, perciò continui affidamenti diretti dal primo, unico contratto stipulato nell’ormai lontano 2010 e scaduto il 31 maggio 2018. 

La sindaca Virginia Raggi e l’ex assessora ai Trasporti Linda Meleo più volte hanno contestato la gestione del servizio e i mancati pagamenti ai lavoratori, ma la nuova gara promessa fin dall’insediamento dei 5S non ha ancora visto la luce. 

L’ultima, in particolare, da un miliardo di euro è stata oggetto di ricorso al Tar perso dal Comune, che in attesa degli esiti del ricorso al Consiglio di Stato, dopo l’ultima proroga da 123 milioni di euro in scadenza a gennaio, ha ufficializzato la volontà di procedere con la quarta fino a ottobre 2020.

Da Corriere della Sera






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1 Commenti

Anonimo ha detto…
Mi fa ridere la frase: "...anche un giro di assunzioni di parenti ed amici...", come se fosse la prima volta che accade o una "novità" assoluta qui in Italia, e a Roma forse in special modo...ma per favore. Ma questi che indagano in che mondo vivono?!