Sulla Roma Viterbo nessuna agitazione dei macchinisti


Nell'articolo riguardo la Roma-Viterbo, si parlava di una presunta rivolta dei macchinisti, purtroppo abbiamo sbagliato, da più parti ci sono arrivate segnalazioni al riguardo, chiediamo scusa



Tra le segnalazioni che ci sono arrivate, abbiamo scelto di pubblicare la più articolata, quella del Sindacato SLM Fast-Confsal Lazio.

«In merito alle notizie apparse su alcuni organi di stampa, teniamo a precisare che macchinisti e capitreno della ferrovia Roma-Viterbo, in gestione alla Soc. atac, non stanno attuando alcuna forma di protesta silenziosa né tantomeno scioperi bianchi, neri o grigi. 

Le soppressioni dei treni, urbani o extraurbani, avvenuti in questi ultimi giorni, sono state causate principalmente da una concomitanza di situazioni, riconducibili espressamente alla mancanza del personale e alla carenza del materiale rotabile. Argomenti ben noti ai media quanto ai pendolari della linea».

«I macchinisti e i capitreno sono indefessi nel lavoro, coprono i turni ordinari e, sempre, quelli straordinari. Ma la coperta è comunque corta, inutile nasconderlo, tant’è che abbiamo sollecitato nelle sedi appropriate sia la chiamata dei capitreno, vincitori del concorso, che il trasferimento dei macchinisti aventi diritto. Argomenti questi che sono alla base dello sciopero di lunedì 9 dicembre in Atac».

«Respingiamo con determinazione le accuse, mosse evidentemente da qualcuno che ha l’interesse a creare scompiglio e spostare l’attenzione dai veri problemi delle ex-concesse, un trucchetto tra l’altro vecchio, e, con la medesima forza, diffidiamo chiunque riporti informazioni sballate come queste, formulate con il mero obiettivo di colpire gli Autoferrotranvieri, siano essi macchinisti, autisti, capitreno, operai e verificatori. Basta con questo stupido gioco al massacro».  È quanto riferisce in una nota il Segretario Regionale SLM Fast-Confsal Lazio Renzo Coppini.




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3 Commenti

Anonimo ha detto…
Infatti mi pareva un po' strano, soprattutto per le motivazioni, perché i treni non possono partire con le porte aperte, specie sulla Nord, dove rimarrebbero aperti i relativi gradini.
Anonimo ha detto…
Che poi è inutile che i sindacati continuano a fare il "pianto greco" che manca personale sulla Roma Nord. Basterebbe eliminare la figura del capotreno, ormai praticamente inutile almeno sul servizio urbano della Roma Nord, riconvertendo i capotreni in macchinisti (diciamo, più correttamente, "agenti di condotta", come li chiama il gruppo FS): in tal modo, si raddoppierebbe il personale da utilizzare alla guida dei treni senza praticamente alcun costo aggiuntivo. Lo stesso discorso vale per la ferrovia Roma-Lido, anche perchè sia quest'ultima, sia il tratto urbano della Roma Nord hanno il sistema di sicurezza "Train stop", che arresta automaticamente un treno in corrispondenza di un segnale superato indebitamente a via impedita imperativa, quindi la figura del capotreno è ormai pleonastica, a maggior ragione se si considera che quest'ultimo, a differenza dei colleghi di Trenitalia, sulla Lido e sulla Nord non provvede nè alla verifica dei titoli di viaggio nè alla chiusura delle porte del treno.
Anonimo ha detto…
Quello che è insufficiente ora, sulla Roma Nord, è effettivamente il parco treni, sulla situazione del quale ritengo opportuno spendere alcune parole, per chiarezza. La ferrovia in oggetto dispone oggi, per l'espletamento del servizio urbano ed extraurbano, del seguente materiale rotabile:
1) N.9 Unità di Trazione FIREMA E84 urbane, costruite in una prima serie di sei treni tra il 1986 ed il 1987 ed una seconda serie di quattro treni, diversa dalla prima per lievi differenze soprattutto tecniche, tra il 1994 ed il 1996: erano quindi 10, ma il più recente, ossia il treno 120+210+119 (M+R+Rp) è purtroppo andato gravemente danneggiato nel tamponamento avvenuto a La Celsa anni fa, e non appare recuperabile. Questi treni vengono utilizzati essenzialmente per il servizio urbano di Roma, con qualche corsa da Roma fino a Catalano; non risulta vengano mai impiegati per corse Catalano-Viterbo, probabilmente per una sorta di veto imposto sin dall'origine dal Ministero dei Trasporti, dovuto essenzialmente alla mancanza della ritirata, veto che però non so se sia ancora oggi in vigore. Furono invece autorizzate fin dall'origine a fare servizio viaggiatori da Roma a Catalano a causa della presenza, in quest'ultima località, del deposito-officina principale;
2) N.2 Unità di Trazione FIREMA tipo E84A extraurbane, costruite nel 1994. Questi treni vengono utilizzati essenzialmente sulle corse extraurbane, ma effettuano anche qualche corsa urbana a Roma. Tutti questi treni (sia E84 che E84A) sono ancora oggi abbastanza validi e, a mio avviso, non appare ancora conveniente la loro sostituzione, ma necessiterebbero di una sorta di "revamping", consistente principalmente nell'ammodernamento del circuito di trazione (ancora di tipo tradizionale reostatico), sostituzione delle porte con altre di tipo "sliding" e climatizzazione dei comparti viaggiatori;
3) N.10 Unità di Trazione ALSTOM-Costaferroviaria tipo MRP236, costruite negli anni Duemila. Questi treni (di concezione moderna, con circuito di trazione elettronico ad inverter e climatizzazione dei comparti viaggiatori) vengono utilizzati con lo stesso criterio dei FIREMA E84A: principalmente sulle corse extraurbane, ma anche su alcune corse urbane di Roma. Tutti questi treni, sia FIREMA che ALSTOM, sono in composizione fissa Motrice semipilota+Rimorchiata intermedia non pilota+Rimorchiata semipilota, con le motrici sempre orientate lato Viterbo.
Chiaramente, considerato che una certa percentuale del parcova prevista ferma per manutenzione o potenziali guasti, è chiaro che, come entità numerica, il parco treni attuale è insufficiente rispetto alle esigenze operative del servizio: pertanto, basta che un solo treno non sia disponibile per guasto o manutenzione che il servizio arriva a risentirne.
Da notare che, anni fa, erano stati ordinati una decina di treni FIREMA tipo Beta 2 "Freccia Flaminia", sia in versione urbana che extraurbana, mai consegnati per la procedura, nel frattempo intervenuta, di "amministrazione controllata" del costruttore, oggi ricostituitosi con il marchio "Titagarh FIREMA Adler", rilevato da una ditta indiana (!). Non si è poi pensato (o forse non è nemmeno stato possibile, per ragioni principalmente burocratiche e di normative), del materiale rotabile della dotazione di origine del 1932 (materiale ottimo e robusto), a mantenere in servizio, in attesa di treni nuovi, almeno i quattro treni ammodernati nel 1960 circa (motrici 27-30 e rimorchiate pilota 79-82), che avrebbero potuto essere utilizzati per qualche corsa Catalano-Viterbo, dato che, nella tratta Catalano-Roma, non erano più utilizzabili a causa dell'avvenuto innalzamento dei marciapiedi all'altezza del pavimento delle carrozze, effettuato in tutte le stazioni urbane di Roma, ad eccezione di Piazzale Flaminio.