Disastro Roma-Lido, la denuncia: “Atac e Regione Lazio non hanno curato il servizio”

Disastro Roma-Lido, la denuncia: “Atac e Regione Lazio non hanno curato il servizio”


Roma – La Roma-Lido continua a essere protagonista di disagi quasi ogni giorno, tra l’esaurimento dei pendolari abituali e i titoloni di tutti quei giornali – anche nazionali – che riprendono questa disastrosa situazione

Oggi ci scrive un docente e attivista politico romano, che entra nel dettaglio dei problemi di questa linea ferroviaria e – attraverso il nostro sito – prova a ipotizzare possibili soluzioni per quest’importante collegamento tra il territorio di Ostia e il quartiere Ostiense.

Ecco la lettera integrale che ci ha inviato:

Gentili ragazzi.

Con la presente lettera, vorrei svolgere alcune considerazioni sui disservizi della cosiddetta ferrovia concessa Roma-Lido, che sono di recente culminati nella riduzione delle frequenze a un treno ogni 22 minuti (dato che sono disponibili solo 3 treni per il servizio ordinario) e nella limitazione del percorso in un primo momento (dal 13 settembre 2021) alla tratta Porta San Paolo-Lido Centro (con il taglio di tre stazioni del X municipio, ossia Stella Polare, Castel Fusano e Cristoforo Colombo: sul percorso è operativa una navetta bus sostitutiva, gestita prima da Atac e poi, in subaffidamento, da Troiani, piuttosto efficiente). In seguito (dall’11 novembre 2021), si è resa necessaria un’ulteriore limitazione, con i treni che percorrono solamente la tratta Magliana-Lido Centro (con il taglio di due stazioni nell’VIII municipio, ossia San Paolo Basilica e Porta San Paolo: sullo stesso percorso è comunque operativa la metro B).

Chi sono i responsabili di questo stato di cose? Come è noto, la ferrovia Roma-Lido, pur apparendo a un osservatore esterno come una sorta di diramazione della metro B, con la quale condivide due stazioni (Eur Magliana e San Paolo Basilica; inoltre Porta San Paolo è contigua con Piramide), è in realtà una ferrovia “concessa” di proprietà della regione Lazio e gestita dall’Atac, azienda del comune di Roma, per conto della stessa regione: l’Atac vi opera in qualità di impresa ferroviaria e gestore dell’infrastruttura. A partire dal 1º gennaio 2022 la ferrovia, il cui nome verrà cambiato in “Metromare”, verrà affidata alle società regionali Cotral, per la gestione e Astral, per la manutenzione dell’infrastruttura. All’Atac, si legge nei vari contratti, spetta attualmente la manutenzione ordinaria dei convogli, mentre quella “straordinaria” sarebbe di competenza della regione (argomento su cui si è innescata una stucchevole diatriba tra regione Lazio e comune di Roma, con l’ex assessore comunale Pietro Calabrese che ha imputato alla regione Lazio la mancata manutenzione straordinaria e l’assessore regionale Alessandri che ha accusato l’Atac di non aver curato i cicli di manutenzione ordinaria).

Fatta questa precisazione, a mio sommesso parere l’Atac (Raggi) è responsabile per non aver mantenuto e curato il servizio entro standard accettabili, assicurando i cicli di manutenzione prescritti dalle regole. La Regione Lazio è responsabile per non averlo migliorato e potenziato con la necessaria programmazione.

In realtà, a mio modesto avviso, la Regione Lazio ha tirato a lungo la corda sulla Roma-Lido, sopravvalutando la capacità di gestione di Atac. Ha a lungo procrastinato gli investimenti aspettando il momento più opportuno per poterli implementare e poi vantarsene, anche a fini elettorali. Una spia di questo stato di cose è il fatto che la regione sarebbe dovuta subentrare, tramite le controllate Astral e Cotral, nella gestione dalla Roma-Lido dal 1° gennaio 2021: invece, la data è stata differita al 1° luglio 2021 prima, e al 1° gennaio 2022, in seconda istanza.

Nel frattempo, ha forse pensato che l’Atac avrebbe saputo gestire la situazione mantenendo standard dignitosi per il servizio (un treno almeno ogni 15 o 20 minuti). Ma ha trascurato il fatto che sul metroferro l’Atac è gestita da manager di non eccelsa competenza e professionalità, in gran parte insediati ai tempi della giunta Alemanno e confermati (anzi pure promossi) dalla Raggi. Un’avvisaglia di tale incompetenza avrebbe dovuto essere costituita dall’improvvida chiusura di ben tre stazioni centrali della metro A (Spagna, Barberini, Repubblica), per mancata manutenzione delle scale mobili. Se ciò non fosse bastato, per quanto riguarda la gestione del metroferro da parte di Atac, un ulteriore campanello d’allarme venne dato dalla chiusura di due stazioni importantissime della metro B, quali Policlinico e Castro Pretorio (la prima è ormai chiusa da oltre un anno e la seconda ha riaperto ad ottobre 2021 dopo una pausa di oltre 12 mesi). Dulcis in fundo, il ritorno in deposito dei filobus della Laurentina, sostituiti da bus a gasolio e a metano, e il fermo del tram 2, per mancata manutenzione dei binari (sembra ora che riaprirà il 18 dicembre). Queste riaperture e riattivazioni sembrerebbero segnali del fatto che l’Atac stia rimettendosi sulla carreggiata giusta e stia recuperando il tempo perso per ovviare ai disservizi, ma ormai la frittata è fatta: le mancate manutenzioni ordinarie dei treni, con riduzione a 4 o 5 dei treni in servizio, e successivamente a 3, hanno costretto a chiudere ben cinque stazioni della Roma-Lido (Stella Polare, Castel Fusano, Cristoforo Colombo, San Paolo Basilica e Porta San Paolo), sicché la ferrovia concessa ha subito gli sconquassi generali di Atac. Certo, la Regione, affiancando ad Atac le sue controllate Cotral e Astral dal 1° gennaio 2021, avrebbe potuto più efficacemente cercare dei rimedi in extremis, ma probabilmente quest’affiancamento è stato molto “debole”, senza contare eventuali motivazioni politiche (proprio per arrivare con la ferrovia disastrata in prossimità delle elezioni alle porte e mettere in cattiva luce la Raggi, benché la giunta pentastellata abbia saputo fare benissimo da sola, nel mostrare inefficienza e incapacità gestionale).

A carico della Regione andrebbe anche ascritta la mancata cessione della gestione della linea alla RATP francese, azienda che si era candidata nel 2015, e che attualmente ha rilevato l’intero servizio di trasporto su gomma della regione Toscana.

Che cosa si può fare ora? È chiaro che è troppo tardi per rimediare in fretta! Bisogna fidarsi del cronoprogramma di Zingaretti, che prevede nuovi treni e una generale ristrutturazione degli impianti entro il 2024: non c’è altra scelta. Al limite le associazioni e i comitati dei pendolari dovrebbero stimolare e pungolare continuamente le autorità regionali affinché rispettino la scadenza. E forse chiedere a gran voce che intanto vengano noleggiati dei treni per tamponare l’emergenza. Altre soluzioni francamente non ne vedo: per l’immediato non si stagliano all’orizzonte agenti o entità salvifiche. Bisogna fare i conti con l’esistente, ossia con la Regione Lazio, e non farle sconti ricordandole che entro il 2023 si vota anche per le regionali, e sperando che, dato che le elezioni comunali le ha vinte Gualtieri, costui sia un sindaco con cui Zingaretti possa instaurare un buon rapporto di collaborazione. Del resto, l’assessore comunale alla mobilità, Eugenio Patanè, proviene dal consiglio regionale ed era molto vicino a Zingaretti.

Io poi avevo lanciato, nel corso di un dibattito, organizzato dalla Lista Calenda, a Dragona con vari esponenti politici e aziendali, l’idea di prendere treni in affitto o noleggio, in Italia o all’estero. Ma trovai l’ostilità, o meglio l’indifferenza, di un membro dello staff dell’assessorato regionale, il quale poi si permise di attaccarmi su Facebook, con scarso senso della comunicazione istituzionale, accusandomi di non capire nulla di trasporti: peraltro, si può essere anche ingegneri dei trasporti, come vari dirigenti della divisione metroferro di Atac, ma partorire poi questi pessimi risultati. I pendolari dovrebbero protestare con queste figure intermedie, vere responsabili dei disservizi attuali, piuttosto che con i vertici politici. Nella stessa assemblea erano emerse altre proposte, come la riattivazione di alcuni treni attualmente fermi in deposito per guasti e carenze strutturali e appartenenti al parco della metro B. O quella dell’istituzione di un servizio di bus navetta, stile linea express con poche fermate, tra Lido Centro (o Cristoforo Colombo) e Piramide, sfruttando eventualmente i pullman impiegati sulle cosiddette linee S gestite da Astral e attualmente sottoutilizzati. La soluzione della riattivazione dei treni della metro B richiede tempo (i treni non sono immediatamente compatibili, ma vanno riadattati per la sagoma e i sistemi di alimentazione). Continuo ad insistere sulla proposta di noleggiare alcuni treni finché permarrà la carenza di treni ordinari: all’estero esistono treni di tipo metropolitano che possono tranquillamente circolare sia sottoterra che in superficie per lunghe tratte. Li usano ad Amburgo, Monaco e Berlino, e forse si potrebbe fare un tentativo per contattare le aziende tedesche e noleggiarne un paio. La soluzione dei bus navetta potrebbe anch’essa essere conveniente, ma necessiterebbe di numerose corsie preferenziali lungo la via Cristoforo Colombo.

In conclusione, è da sperare che si apra una nuova stagione di collaborazione istituzionale tra gli enti e le aziende coinvolte, tale da condurre a una ristrutturazione radicale del servizio, e che nel frattempo si possa adottare qualche soluzione che eviti il definitivo collasso della ferrovia.

Prof. Teodosio Orlando – Liceo Classico Statale “Dante Alighieri”

da Il Marforio

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