La Roma-Lido non è più la ferrovia peggiore d'Italia

La Roma-Lido non è più la ferrovia peggiore d'Italia


La Roma-Lido non è più la ferrovia peggiore d'Italia, ma non c'è nulla di cui rallegrarsi, il motivo non è perchè c'è stato qualche miglioramento, anzi, il problema è che le altre sono notevolmente peggiorate. il Rapporto Pendolaria



L’ex Circumvesuviana, la Roma Nord-Viterbo e la Roma-Ostia Lido anche quest’anno si confermano le linee ferroviarie peggiori d’Italia

Un rapporto che ogni anno racconta il cambiamento, in termini di quantità e qualità, dei treni in circolazione e di conseguenza degli effetti sulla vita quotidiana dei pendolari di tutta Italia. 

Perché i disagi per i cittadini sono ancora rilevanti da Sud a Nord: in troppe aree del Paese i treni, anno dopo anno, si riducono; i tempi di percorrenza si allungano, con la conseguenza che sempre più persone abbandonano questa modalità di trasporto perché trovano convogli sempre più affollati, vecchi e con continue cancellazioni.

Il risultato è che molti sono così costretti a spostarsi in auto o pullman con evidenti ripercussioni anche sull'inquinamento delle nostre città. 

A completare la classifica delle 10 linee peggiori, che nel complesso coinvolgono oltre 3 milioni di pendolari, troviamo tratti ferroviari che coinvolgono tutta la Penisola: la Milano-Chiasso, la Torino-Chivasso-Ivrea-Aosta, la Genova-Ovada-Acqui Terme, la Verona-Rovigo, la Terni-Sansepolcro, la Battipaglia-Potenza-Metaponto, la Agrigento-Palermo.

La classifica di Legambiente evidenzia come su alcune linee ed in alcune città, purtroppo, la situazione sia peggiorata e manca persino la speranza che qualcosa cambi. 

Eppure, da queste criticità si dovrebbe partire per rilanciare l’offerta di trasporto pubblico su ferro, con beneficio in termini di meno inquinamento e meno congestione nelle nostre città, ma anche di qualità della vita e ridotta spesa per le persone. 

Il nostro Paese ha, infatti, bisogno di aumentare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in metro e in treno, se vuole migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi. 

Non solo, è questo tipo di progetti che saranno al centro dei finanziari del Green New Deal europeo, ma da noi si parla solo di grandi opere.

Da Pendolaria





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1 Commenti

Anonimo ha detto…
Beh, comunque a me invece pare che in diverse regioni italiane si stia molto investendo per il potenziamento dei servizi ferroviari regionali, dopo anni di scelte politiche sbagliate. Inoltre, il gruppo FS mi pare stia obiettivamente facendo molto per migliorare e potenziare i servizi, con progressivi potenziamenti delle linee e con acquisto di nuovi treni e/o revamping di mezzi non più giovanissimi ma ancora validi. Nel Lazio, ad esempio, il rinnovo del contratto di servizio per il periodo 2018-2032 con Trenitalia è consistente: si prevedono potenziamenti infrastrutturali, come il raddoppio del binario tra Cesano e Vigna di Valle, il rinnovo dei sistemi di segnalamento e distanziamento dei treni (cose queste di competenza RFI), nonchè l'arrivo di ben 65 elettrotreni Rock, che rimpiazzeranno progressivamente i TAF, i quali ultimi (previo ammodernamento) saranno trasferiti ad altri impianti. Anche la Circumvesuviana sta facendo molto per migliorare il servizio, con acquisto di nuovi treni e revamping di parte degli attuali, compatibilmente con la disponibilità di finanziamenti da parte della Regione Campania. Altre regioni che si stanno dando da fare sono il Piemonte, la Lombardia, il Trentino-Alto Adige, la Toscana, la Puglia, la Calabria e la Sicilia. Occorre pure considerare che la competenza dei trasporti locali è, oggi, di competenza esclusiva delle Regioni, alle quali spetta l'onere di decidere (ed anche finanziare) se e come potenziare i trasporti pubblici, se dare priorità o meno a quelli ferroviari e quando, e così via. Se talune Regioni non dispongono di finanziamenti, o in qualche modo accedono a quelli statali e/o europei o c'è ben poco da fare. Chiaramente regioni ricche, come ad esempio la Lombardia, sono in grado di finanziarsi autonomamente buona parte dei servizi, ma non così è per quelle meno benestanti, specialmente al sud Italia, per le quali l'unica è, appunto, accedere a determinati fondi statali o europei. C'è poi anche una questione di mentalità: in certe regioni del sud, per esempio, il treno in generale, fino a poco tempo fa, era visto esclusivamente come il mezzo di trasporto dei poveri, sia dalla popolazione che (conseguentemente) dai politici locali. In questo senso, una regione che, finalmente, si sta dando da fare per migliorare i servizi locali su ferro è la Calabria, dopo anni di incuria praticamente totale o quasi nei confronti della rotaia, anche sotto la spinta di associazioni di recente fondazione.