Nuovi bus: ATAC punta sui 2 porte e l’autista-controllore. Ma è una scelta conveniente?

E’ notizia di pochi giorni fa che ATAC sia intenzionata a comprare nei prossimi anni circa 800 nuovi bus a 2 porte per sostituire gradualmente la vetusta flotta attuale. Ma è una scelta conveniente? Questa la nostra opinione







E’ notizia di pochi giorni fa che ATAC sia intenzionata a comprare nei prossimi anni circa 800 nuovi bus a 2 porte per sostituire gradualmente la vetusta flotta attuale.

L’elemento su cui vorremmo soffermarci oggi è proprio la scelta di mezzi a 2 porte (in Italia considerati “suburbani”) per combattere l’evasione tariffaria attraverso il controllo da parte dell’autista del possesso di un regolare titolo di viaggio.

Innanzitutto è bene precisare che mezzi a 2 porte non sono certo una novità per Roma: Roma Tpl ne possiede già 180, mentre ATAC circa 240, tutti impiegati su linee semi-periferiche o ultra-periferiche a causa del ridotto numero di posti disponibili e della difficile gestione in caso di ingenti flussi entrata-uscita.

Per approfondire: Atac, nuovi bus antievasione «modello Londra»

Insomma, vengono utilizzati laddove si pensa possano creare meno problemi.

Oltre ai succitati mezzi anche tutte le vetture da 8 metri (90 possedute da Roma Tpl e circa 65 da ATAC) presentano configurazione a 2 porte.



Tuttavia, secondo il nuovo piano industriale, ne dovrebbero essere acquistate ben 800 a 2 porte, il che renderebbe inevitabile un loro utilizzo anche sulle linee centrali e più affollate.

E’ evidente, quindi, come una simile scelta comporterebbe una serie di svantaggi, quali:


  • Diminuzione dei posti disponibili: I bus a 2 porte hanno almeno 20-25 posti in meno di uno a 3, e circa 70 in meno di un jumbo bus 18 metri
  • Allungamento dei tempi di percorrenza: L’inevitabile difficoltà nella gestione dei flussi di entrata-uscita che simili mezzi determinano in caso di affollamento, porterà senza dubbio ad un aumento dei già scarsamente concorrenziali tempi di percorrenza romani.
A prescindere dalla tipologia di mezzo impiegato e dalla frequentazione della linea, poi, la vendita dei titoli di viaggio da parte dell’autista genera un aumento dei tempi di percorrenza particolarmente evitato.

Un esempio concreto è infatti rintracciabile nella vicina Pomezia, dove da più di 3 anni l’autista controlla e vende biglietti. Pur trattandosi di linee generalmente a bassa frequenza e con poche fermate principali, questo provvedimento ha aumentato i tempi di percorrenza in maniera sensibile. Ciò nonostante, per il basso-medio numero di passeggeri e la scarna rete di distribuzione, la vendita a bordo da parte dell’autista è comunque un provvedimento a saldo positivo.

Nel caso di Roma, invece, sarebbe auspicabile prevedere il solo controllo dell’effettivo possesso dei titoli di viaggio.

“Ma perché nel resto del mondo si fa e a Roma non si può fare?”.

E’ un’obiezione che viene spesso mossa quando si mostrano alcuni dubbi su questo tema.



La differenza principale con molte altre città risiede nel compito che gli autobus sono chiamati a svolgere. A Roma le linee portanti eserciscono un tipo di servizio che altrove sarebbe garantito da una capillare rete di tram e metro. Non è quindi pensabile rallentare e diminuire il numero di posti su queste linee.

In conclusione, per arginare l’evasione tariffaria si dovrebbe procedere su due strade complementari:


  • Controllo da parte dell’autista (senza vendita) dei titoli di viaggio con bus a 2 porte sulle linee meno affollate, coadiuvati da personale GPG nelle zone più soggette a fenomeni di aggressione e vandalismo
  • Controlli mirati e continuativi da parte di personale dedicato sulle linee portanti, esercite con vetture 3 porte e 18 metri, in attesa che queste vengano gradualmente sostituite da infrastrutture metro-tranviarie.

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