Il rincaro del costo dei biglietti sarebbe stato una mano
santa, in tutti i sensi.
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Nel giorno dell'intronizzazione del nuovo pontefice, che guiderà la
Chiesa nei prossimi anni e – soprattutto – chiuderà le porte dell’Anno Santo in
corso, non possiamo fare a meno di pensare quanto il rincaro del costo del biglietto del trasporto pubblico avrebbe fatto bene alla nostra città .
Non parleremo in modo ipocrita della misura come un modo per
sfavorire l’uso occasionale dei mezzi pubblici, ma di come il Giubileo con due
Papi sarebbe stato una maniera perfetta per fare cassa a fronte dell’importantissimo
flusso turistico.
Non un esercizio puramente fine a se stesso o per risanare
le casse dell’Atac – che da un paio di anni godono di ottima salute – ma di una
giusta “tassazione” nei confronti di chi in questi mesi sta utilizzando i
servizi cittadini pur non vivendoci.
Parliamo di finanziamenti utili per continuare progettazioni
e gli investimenti di cui la città ha un enorme bisogno, come il rinnovo delle 27 stazioni della metro A – in larga
parte sostenuto da fondi pubblici, quindi dalle nostre tasse – così come lo
svecchiamento della flotta di superficie che in parte Atac ha sostenuto
mediante l’autofinanziamento.
La scelta presa, invece, anziché tutelare chi il trasporto
pubblico lo usa assiduamente, ovvero gli abbonati Metrebus, non ha fatto altro che far sfumare
una preziosa opportunità di guadagno per Roma per la felicità di sedicenti comitati pendolari. E con il muro dei ticket triplicati per i torpedoni venuto a meno, la Città Eterna è destinata a restare
un mero parco giochi di un turismo mordi e fuggi che non porterà benefici
economici a noi che la viviamo.
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