L’attuale orario con sole 9 coppie di treni al giorno rende sostanzialmente inutile la linea ferroviaria per Vigna Clara.
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Il braccio sinistro della futura chiusura dell’Anello
Ferroviario era già nato negli ’90 sotto una cattiva stella: l’opera costò 90
miliardi di lire per soli 5 giorni di servizio verso lo Stadio Olimpico, con la
fermata del Farneto chiusa e non recuperabile a causa delle scarse norme di
sicurezza con le quali fu costruita.
Solo nel 2014, con la stipula di un protocollo d’intesa,
Roma tornò a sognare la chiusura dell’Anello, immaginando la riattivazione
della Vigna Clara entro il Giubileo del 2016. I ben noti ricorsi al TAR del
Lazio degli altolocati di Corso Francia fecero slittare tutto, infine, al 13
giugno 2022.
Ebbene, da 3 anni a questa parte la sfortuna non sembra aver
abbandonato la “metropolitana” di Roma Nord. Dalla riattivazione al lumicino, con solo 9 coppie di corse (6 per San Pietro e 3 per Ostiense) e la linea
chiusa la domenica e i festivi, nulla è cambiato: un servizio esercito per giunta con un orario non cadenzato.
Le potenzialità del servizio
Ad oggi dati sulla frequentazione della linea per Vigna
Clara non ce ne sono, ma non ci vuole tanto per comprendere che oggi la ferrovia
è utilizzata dai pochi abitanti di Vigna Clara che hanno orari di lavoro
compatibili con quello dei treni.
Eppure, le potenzialità per rafforzare il servizio sulla linea
a binario singolo ce ne sono: è stata la stessa RFI ad asserire, in commissione
mobilità del XV municipio, che all’attuale stato di fatto il ramo della FL3 Roma-Viterbo consente l’inserimento di un treno aggiuntivo da San Pietro per Vigna Clara cadenzato ogni ora.
A fermare questa operazione, che darebbe un senso all’investimento fatto per riattivare l’infrastruttura, sarebbero gli stringenti limiti economici del contratto di servizio con la Regione Lazio, per il quale l’ente non sembra avere le somme necessarie ad aumentare le corse.
Un’incognita – o peggio
una certezza - che pesa come un macigno sul raddoppio della tratta, i cui
lavori dal valore di 30 milioni di euro cominceranno da questo settembre.
Il potenziale rischio
Il rischio concreto è il ripetersi di quanto già accaduto
nel 1990: non possiamo permetterci di avere una stazione ferroviaria così scarsamente
utilizzata anche causa dei pochi servizi, soprattutto alla luce degli investimenti in corso.
E anche se a tendere Vigna Clara non sarà mai una fermata
cruciale della rete romana, c’è il rischio concreto che questo servizio rischi davvero
di chiudere nel giro di qualche anno.
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