Qualche parola sul caso dell'8556 e sul perché si sono
creati i disagi.
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È balzato all’onore delle cronache il caso del Frecciargento Roma-Genova 8556, che nella giornata di ieri è partito con 50 minuti di anticipo lasciando diversi passeggeri a terra.
L'ennesimo disservizio sulle ferrovie italiane, che ha spinto le opposizioni al fuoco incrociato nei confronti del ministro dei trasporti Salvini, che ha chiesto "spiegazioni convincenti" ai vertici delle FS.
A costringere Trenitalia all'anticipazione d’orario sarebbero stati i lavori in corso da giovedì scorso presso la stazione Settebagni, dove la sostituzione dei deviatoi ha ridotto la capacità della Direttissima. La stessa azienda aveva avvisato che: "I treni Alta Velocità Frecciarossa e Frecciargento circolanti tra Roma e Firenze sulla linea AV, dall’8 al 10 novembre, subiscono variazioni d’orario, modifiche di percorso con la cancellazione della fermata di Roma Tiburtina o cancellazioni".
Per
ricentrare il treno sullo lo slot orario concesso da RFI, durante il quale non
sono presenti gli operai a lavoro, Trenitalia avrebbe operato in mattinata la
scelta di anticipare la corsa avvisando i viaggiatori mediante lo smart caring.
Sulla carta, dunque, il caso non sarebbe dovuto mai nascere,
al netto del disagio per i viaggiatori di doversi presentare con un'ora di
anticipo in stazione.
COSA È ANDATO STORTO
In base all’attuale impianto normativo attuale, le imprese
ferroviarie non possono imporre al viaggiatore l’obbligo di fornire un canale
di contatto al momento di acquisto del biglietto.
Questo, ad esempio, non avviene per le compagnie aeree, dove
il cliente è tenuto a fornire l’indirizzo mail e il numero di telefono e deve
accettare che i propri dati possano essere trattati per lo smart caring in caso
di necessità : la mancata accettazione di queste condizioni non consente al cliente
di acquistare il biglietto.
Da ciò si evince cosa è andato storto col Frecciargento 8556: poiché una gran parte dei viaggiatori non aveva accettato di essere ricontattato, lo smart caring di Trenitalia non ha potuto raggiungere la clientela che, giunta in stazione, si è trovata col treno già partito. Trenitalia ha cercato comunque di riproteggere i viaggiatori su treni alternativi o mediante il rimborso del biglietto.
Una falla, dunque, che non è attribuibile direttamente né a
Trenitalia, né al Ministro dei Trasporti, ma il caso sottolinea come sia
necessario che il Parlamento legiferi a riguardo. In un’epoca di tecnologie e
smartphone la corsa in treno deve essere considerata alla stregua di un volo
aereo, con tutti i servizi annessi e connessi, tra cui lo smart caring al quale
il viaggiatore deve essere obbligato a aderire.
Solo con una corretta informazione sarà possibile superare
la difficile fase dei lavori PNRR di potenziamento delle ferrovie, che
dureranno fino a giugno del 2026.
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