Non passa giorno che la Roma-Lido non faccia parlare (male) di se




Non passa giorno che la Roma-Lido non faccia parlare (male) di se. Anche nel tardo pomeriggio di martedì 21 gennaio ci sono stati grossi problemi, presumibilmente per guasto - Video impressionante della transumanza a Porta San Paolo 


La cronaca del tardo pomeriggio di martedì 21 gennaio 2019, il disagio a Porta San Paolo, dove per una guasto - presumibilmente - un folla si è accalcata per cercare la via di casa.







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1 Commenti

Anonimo ha detto…
Comunque posso dire che, se la Roma-Lido piange, le altre ferrovie anche non gestite dall'ATAC certamente non ridono, almeno qui nel Lazio. Spesso mi capita sia di andare alla stazione Termini che di utilizzare la linea FL3, gestita da Trenitalia come servizio (RFI come infrastruttura), e posso assicurare che anche in questi casi sono piuttosto frequenti guasti sia alle linee che al materiale rotabile, guasti che, una volta, erano molto più rari. Io penso che tutto questo sia dovuto principalmente non (in questo caso) a scarsità di investimenti nelle infrastrutture o nei rotabili (anzi...), ma essenzialmente sia a dirigenti con poca formazione e competenza rispetto a quelli di una volta che alla cattiva selezione e parallela formazione del personale attuale, il quale ultimo ha ben poco in comune con i ferrovieri di una volta. Un tempo, chi era messo a dirigere nel settore ferroviario era un ingegnere con i fiocchi, che veniva spesso anche dalla formazione in azienda che potremmo definire, liberamente, come la classica "gavetta": non dimentichiamoci, ad esempio, di quanto era in gamba il "Servizio Materiale e Trazione" di Firenze, dove nacquero i progetti esecutivi dei migliori treni italiani, a cura degli eccellenti ingegneri delle allora FS. Oggi tutto questo non esiste più: i treni vengono acquistati direttamente dai costruttori, spesso subendone, almeno in parte, le loro scelte, e chi dirige le attuali imprese ferroviarie magari non è nemmeno un ingegnere, o proviene (ad esempio) dall'aver diretto prima una fabbrica di patatine fritte, e ben poco sa di ferrovie. Il personale, poi, una volta era non solo diversamente e rigidamente selezionato in fase di assunzione, ma era anche sottoposto, una volta assunto, a corsi di formazione che, talvolta, duravano magari pure anni (come nel caso dei macchinisti: questo me lo raccontano anche ferrovieri anziani a riposo), e la ferrovia veniva loro spiegata dalla A alla Z, a prescindere dalla specifica mansione che si andava ad ottenere. Oggi si assume la gente con criteri sui quali non voglio nemmeno parlare, le si fa un veloce corsetto formativo, magari di soli pochi mesi e rigorosamente limitato alla loro specifica mansione, e via "in pasto ai leoni" per così dire, ossia all'esercizio. Tutto questo accade sia per ridurre i costi dei corsi, sia per motivi prettamente politico/sindacali, ma non può funzionare bene un apparato così male organizzato. Certo, la sicurezza dell'esercizio ferroviario è molto migliorata rispetto al passato, grazie all'evolversi della tecnologia, ma sono parallelamente aumentati guasti e disfunzioni varie, principalmente per i motivi dianzi citati.