L’assessore Patané ha fatto chiarezza in commissione
mobilità, specificando che per la quarta metropolitana “tutte le possibilità
sono aperte”.
Se ti piace il nostro lavoro, allora supportaci, basta un caffè! |
È ufficiale che la metro D, la quarta metropolitana della Capitale,
è in gestazione negli uffici di Roma Metropolitane: la linea sognata 15 anni fa
da Veltroni, infatti, potrebbe presto diventare realtà.
A raccontarlo è stato l’assessore alla mobilità Eugenio
Patané, audito lo scorso 31 gennaio nella commissione mobilità guidata da
Giovanni Zannola, che ha ritenuto necessario fare un punto rispetto alle notizie trapelate a mezzo stampa.
Come già raccontato sulle pagine de Il Messaggero, Patané ha
confermato che Roma Metropolitane è al lavoro sul DOCFAP, il Documento di
Fattibilità delle Alternative Progettuali che dovrà individuare, tra le opzioni
possibili, il miglior tracciato sul il profilo dei costi e dei benefici.
“Quello in corso è un lavoro assolutamente preliminare e non
c’è nulla da presentare”, ha sottolineato Patané, smarcando qualsiasi dubbio
sul fatto che il tracciato passato su Il Messaggero sia definitivo.
Il lavoro in corso tiene proprio conto di tutte le opzioni
possibili, al netto di alcuni punti fermi sui quali l’Amministrazione non vuole
rinunciare ovvero:
- il tracciato da nord-est a sud-ovest, così come previsto nell’ipotesi del 2006;
- la tipologia di metropolitana, ovvero con treni e stazioni di lunghezza pari a 75 metri;
- l’opportunità di avere due depositi distinti, uno a nord e uno a sud, per non incappare nei problemi manutentivi che hanno costretto a due anni di chiusure della linea A.
Considerate queste “invarianti”, le opzioni finora elaborate
da Roma Metropolitane confermano alcuni aspetti del tracciato trapelate in
questi giorni. Prima su tutte la questione del nodo di scambio a Spagna che, a
detta dell’ing. Sciotti di Roma Metropolitane, “è molto difficile da realizzare
a causa delle nuove normative intervenute in questi 15 anni e dagli spazi
esigui a disposizione per lo scavo stratigrafico”.
Sì, perché la stazione Spagna dovrà essere adeguata agli
standard antincendio emanati nel 2015, a prescindere dall’eventuale nodo di
scambio con la linea D, così come tutte le altre fermate della linea A. Le
realizzazioni, per le quali sono stati concessi nel 2018 ben 166 milioni di
euro (dei 425,52 ex DM 360/2018), comprenderanno l’adeguamento delle banchine
di galleria e delle canaline portacavi, l’aggiornamento del sistema di
alimentazione elettrica, e l’adeguamento degli impianti sprinkler delle stazioni
mediante un nuovo impianto idrico alimentato da vasche di accumulo ipogee delle
acque.
Tutte lavorazioni che a Spagna saranno eseguite in ambienti
angusti e che ridurranno ulteriormente le possibilità di incrocio con il
manufatto della stazione della linea D, a meno di ulteriori extracosti (e sempre
ammesso che sia ancora fattibile).
Sul campo Patané ha esposto due possibilità, fissando il
nodo di Venezia come punto fermo di arrivo nel Centro Storico:
- scambiare con la metro A a Barberini, come da attuale schema pubblicato, che consente di effettuare lo spostamento della fermata da Galleria Borghese a piazza Fiume, sacrificando però S. Silvestro;
- scambiare con la metro A al Flaminio, proseguendo sotto via del Corso, con fermata intermedia possibile a S. Silvestro ma abbandonando qualsiasi ipotesi a piazza Fiume.
Al di là dei “dettagli” del tracciato l’assessore ha
sottolineato che il costo di 3,415 miliardi di euro stimato nel 2006 sarà ben
superato dal nuovo progetto, con tutti le riverbero del caso in tema di
equilibrio economico-finanziario dell’operazione, per la quale dovrà essere il Piano
Economico Finanziario simulato (PEFs).
L’intenzione di Patané è quella di vagliare tutte le strade
possibili, compresa la trattativa diretta con l’ATI Società Italiana per
Condotte D’Acqua e Impresa Pizzarotti & C, che nel 2007 vinsero la
procedura comparativa dell’avviso bandito dal Comune, aggiudicandosi il diritto
di costruzione ed esercizio della linea per i successivi 20 anni.
Oltre a quanto esposto l’assessore non si spinto oltre,
vista la mancanza di elementi certi, asserendo che l’unica certezza sarà
l’avvio, nel 2025, delle indagini preliminari sul tracciato Nomentana
GRA-Fermi, che consentiranno di alimentare le valutazioni del DOCFAP e, scelto il tracciato migliore, dare corpo al successivo Documento di Indirizzo alla Progettazione (DIP).
Dopo Fermi è bene dire, gli scenari sono ancor più aperti.
Secondo Patané la linea D dovrà intercettare a sud sia la FL1, sia la metro B,
supplendo di fatto alla defunta funivia EUR Magliana-Magliana, oltre ad
arrivare in un’area edificabile adatta per il secondo deposito.
Noi, dal canto nostro, abbiamo già espresso l’opinione chela metro D a sud debba debba seguire la Portuense fino al Corviale, così come
previsto dal PUMS, eventualmente diramandosi per spingersi fino a Spinaceto e
intercettando il flusso veicolare sulla Pontina.
Intanto è stato stimato che, grossolanamente, il Progetto di
Fattibilità Tecnico Economico secondo il nuovo codice degli appalti dovrebbe
costare intorno i 250 milioni per l’intera linea. Solo quando saranno reperite tali
somme la linea D potrà tornare veramente in auge nella pianificazione
trasportistica della Capitale.
Odissea Quotidiana è su Google News - Se vuoi restare sempre aggiornato clicca qui e seguici selezionando sulla stellina in alto a destra |
0 Commenti