Si attende ancora il nuovo contratto di servizio, la cui
durata rischia di essere nulla.
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È praticamente certo che neanche il prossimo 1° luglio entrerà
in vigore il nuovo Contratto di Servizio (CdS) tra Roma Capitale e Atac per la
gestione dei parcheggi di scambio e della sosta tariffata su strada.
Dopo aver festeggiato l’avvio del nuovo CdS per la gestione del servizio di trasporto pubblico, l’Assemblea Capitolina aveva approvato con DAC
9/2025 la relazione che individuava l’house providing come forma scelta per l’affidamento della gestione dei parcheggi di scambio e la sosta su strada (strisce blu). Parallelamente la Giunta Capitolina aveva approvato la MGCa
85/2024 per la prosecuzione della gestione del servizio ad Atac a pari
patti e condizioni entro il limite massimo del 31 dicembre 2025, al fine di
scongiurare un’interruzione delle prestazioni erogate.
Perché il contratto sosta Atac è ancora in proroga
Stando all’ultima determinazione dirigenziale del
Dipartimento Mobilità, attuativa della Memoria, l’attuale affidamento scadrà il
30 giugno prossimo, ma con tutta probabilità si procederà con un’ulteriore proroga
di 6 mesi.
Sebbene di impatto economico minore, il CdS della sosta
tariffata nei parcheggi e su sede stradale è scaduto il 3 dicembre 2019: da
allora il Comune ha imposto ad Atac proroghe su proroghe, senza che vi siano
stati i necessari adeguamenti della compensazione tariffaria per l’azienda.
Cosa comporta l’assenza di un contratto aggiornato
A differenza del trasporto pubblico, infatti, Atac non
incassa gli introiti delle strisce blu, che vengono girati direttamente al
comune. L’azienda beneficia di un ricavo forfettario corrisposto dal Comune,
non più attuale a causa dell’inflazione e del recente aumento di posti auto
gestiti, grazie all’apertura dei parcheggi di scambio lungo il ramo
Bologna-Jonio della linea B.
Per queste ragioni è necessario che il Comune rinnovi il
contratto con la sua azienda, la cui scadenza è già fissata al 31 dicembre
2027: senza un rinnovo tempestivo l’accordo economico avrà una durata di appena
un anno, del tutto insufficiente per programmare le attività di manutenzione
profonda di cui alcune strutture hanno bisogno.
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