A certificare l’emorragia di passeggeri sono i dati sul
numero delle obliterazioni registrate ai tornelli. In 5 anni passeggeri quasi
dimezzati.
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Che la Roma-Civita Castellana-Viterbo non fosse un servizio
brillante, lo si sapeva da tempo, ma dopo l’incoronazione tra le ferrovie peggiori d’Italia a stabilire la scarsità del servizio è anche il numero delle obliterazioni registrate ai tornelli.
I dati, riportati sulle pagine del comitato pendolari ferrovia Roma-Nord, restituiscono un quadro desolante: dai 7,14 milioni di passeggeri trasportati
nel 2019 si è passati ai 4,6 milioni del 2023 appena conclusosi.
Conti che, pur scontando dell’effetto del long covid, certificano un’emorragia di passeggeri costretti sempre di più a scegliere altri mezzi a causa dell’inaffidabilità della ferrovia.
Particolarmente desolanti sono i numeri della tratta
extraurbana, da lungo tempo penalizzata dalla riduzione del servizio e sostituzione
dei treni con bus (al punto che il comitato pendolari ha definito la
Roma-Viterbo una “gommovia”): l’incidenza dei passeggeri della Tuscia rispetto
al totale misurato sull’intera linea passa dal 3,44% del 2019 allo 0,56% attuale.
In parole povere solo un passeggero su 200 utilizza una delle stazioni della
tratta oltre Montebello.
E chissà se e quando partiranno i lavori per il raddoppio della tratta Riano-Morlupo, fondamentale – assieme ai nuovi treni – per risollevare
le sorti di una linea altrimenti spacciata.
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