Sulla mobilità la politica deve essere l'unica a decidere

Così Valencia ha cambiato volto in solo 8 anni, l’intervista all’assessore alla mobilidad.
 
Sulla mobilità la politica deve essere l'unica a decidere

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Se io voglio fare la tramvia, la devo fare perché sono stato eletto con quel programma. Saranno i cittadini alle elezioni a decidere se ho agito bene.

Con una sola frase l’ex assessore alla mobilità di Valencia, Giuseppe Grezzi, ha messo a tacere qualsiasi dubbio o tentennamento, tra gli applausi dei presenti. La dichiarazione è stata rilasciata nella cornice dell’evento “Hablame – Dall’autocentrismo alle persone” organizzato lo scorso 4 dicembre dall’associazione Salvaiciclisti.

Grezzi, che ha governato la mobilità valenciana dal 2015 al 2023, ha raccontato la sua esperienza d’oltremare e di come la città stia vincendo la sfida all’uso indisciplinato dell’automobile privata.

Quando ci siamo insediati abbiamo approvato immediatamente il piano della mobilità e abbiamo improntato i primi 2 anni di governo a riprenderci gli spazi occupati dalle automobili. La scelta di cosa fare i primi anni è stata fondamentale per dare un’impronta al corso del nostro mandato, al di là delle proteste che sono state confutate e riassorbite.

“Quali proteste?”, chiede la platea all’assessore, che conferma che tutto il mondo è paese.

A protestare sono stati i commercianti, che pensavano che la maggior parte delle persone facesse la spesa solo in automobile. Poi c’erano i residenti, preoccupati dalla riduzione dei posti per la sosta. Ma non ci sono state solo voci contro: la nostra amministrazione ha lavorato fianco a fianco alle associazioni a favore della mobilità sostenibile e della società civile che voleva una città più vivibile.

Alle scuole abbiamo chiesto: volete le strade scolastiche? Scrivetecelo! E sulla scorta di queste lettere abbiamo potuto lavorare per realizzare le pedonalizzazioni. Tra tutte quella che rivendico con più orgoglio è quella di piazza del municipio, al centro della città. Ma anche i 75 km di piste ciclabili realizzate con separazioni fisiche.

A Grezzi a questo punto scappa una risata.

Io sono venuto in bici qui al Quadraro da Trastevere e mi dispiace che le piste ciclabili di Roma siano così insicure. Io che sono esperto ho comunque avuto paura. Ecco, mi sembra che le piste di Roma non siano pensate per i ciclisti, ma per dare meno fastidio possibile alle automobili. Così non va bene.

Noi a Valencia abbiamo fatto piste bidirezionali di 2 metri, anche 2 metri e mezzo, con cordolo ma anche segnali chiari, visibili agli incroci e con allargamenti dei marciapiedi.

Qual è, quindi, il segreto per far digerire queste cose alla città? Grezzi indica diverse possibilità.

Innanzitutto, è necessario che il politico non si sottragga mai al confronto pubblico e alla protesta, anche se sa di aver ragione. Ad esempio, i commercianti valenciani credevano che il 60% delle persone facessero acquisiti in macchina. Noi abbiamo fatto un sondaggio e abbiamo trovato che i clienti che venivano in macchina erano il 15%.

Bisogna inoltre saper raccontare cosa si sta facendo e noi l’abbiamo fatto in tutti i modi possibili, utilizzando anche gli schermi degli autobus. Spesso i cittadini non sanno quali decisioni stanno prendendo i politici.

Infine, occorre avere il coraggio di decidere. Voi mi avete detto che c’è un’università che si oppone alla tramvia. Ecco, io se fossi assessore di Roma avrei detto al Rettore “rispetto il vostro parere, ma qui decido io”. Noi politici siamo eletti dai cittadini per governare, saranno poi le urne a dire se abbiamo fatto bene o male e nessun altro.

Certo, dispiace molto che in un luogo di cultura ci sia questa visione così arretrata della città.

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