Perché ogni notizia sul trasporto pubblico viene vissuta come un disservizio?
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Potremmo citare molti casi, ad esempio quando è stata diffusa la notizia della riapertura della stazione di Ottaviano chiusa per manutenzione straordinaria. Eppure, anche per una novità positiva, sui social si accendono le proteste per il precedente disservizio arrecato o per il possibile mancato funzionamento di scale mobili che neanche esistono.
Un riflesso automatico, dicevamo: la chiusura di una stazione, per quanto necessaria e pianificata, viene vissuta come l'ennesimo attentato alla serenità dei pendolari romani, sempre sul filo di un’esasperazione che dura da troppo tempo e che sembra essere diventata connaturata agli utenti del trasporto pubblico.
Poi arriva uno sciopero, come quello del 9 settembre scorso: lo sciopero è nazionale, una protesta condivisa in tutta Italia, eppure ancora una volta ci si scaglia contro le inefficienze di Atac, che ne ha e nemmeno poche, ma lo sciopero è nazionale.
Come se non si potesse più distinguere il particolare dal generale di uno sciopero proclamato in tutto il Paese per chiedere l'adeguamento dei salari al costo della vita. Come se il capro espiatorio fosse sempre e solo lo stesso: Roma, capitale di un malcontento diffuso, che sembra vivere un cortocircuito tra comunicazione e percezione.
Sui social network, si sa, l'attenzione è merce rara. Recenti studi parlano di percentuali di lettura che raramente superano il 50% di un articolo: ci si ferma al titolo, a qualche parola chiave, e l'informazione diventa rapida ma spesso incompleta.
E così, il ciclo di disinformazione si autoalimenta, e gli utenti reagiscono d'impulso, senza aver compreso fino in fondo il contesto.
Ma è proprio qui che entra in gioco un lavoro fondamentale come quello che facciamo in Odissea Quotidiana: giorno dopo giorno, cerchiamo di fare luce su questa intricata ragnatela di notizie, raccontiamo il quadro complessivo, illustriamo i progetti a medio e lungo termine che, se realizzati, potrebbero cambiare il volto del trasporto pubblico romano.
Roma non è mai stata una "capitale europea" dei trasporti e non lo sarà mai se ogni cantiere che viene aperto per la mobilità pubblica, ad esempio quello della metro C a piazza Venezia, viene visto come una disgrazia e non come un'opportunità. Per questo stiamo cercando di contribuire, con pazienza e informazione, ad un'inversione di tendenza del pensiero medio: la trasformazione è già in atto, anche se è difficile vederla in mezzo alla polvere dei cantieri e alle polemiche quotidiane.
Il vero viaggio dell’Eroe, in questo caso, è quello del pendolare romano: una traversata tra incertezze, speranze e realtà, non solo dei trasporti, ma anche dell'informazione. Perché se c’è una cosa che questa città mi ha insegnato, è che dietro ogni protesta c’è un desiderio comune: vedere Roma finalmente risorgere, come un’araba fenice, anche su rotaie e ruote.
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