Effetto Covid: L’80% non tornerà sui bus Atac

Effetto Covid: L’80% non tornerà sui bus Atac

I dati dell’Agenzia per i servizi pubblici: quattro romani su cinque restii a riprendere i mezzi anche quando l’emergenza sarà cessata. L’azienda cambia i vertici: il pole position Giovanni Mottura, già liquidatore di Roma Metropolitane





Sui bus un passeggero su cinque rispetto all’era pre-lockdown. Un po’ meglio in metro, dove il rapporto è due su cinque. «Il Covid ha cambiato tutto», commentano in Atac i numeri del trasporto pubblico cittadino, sprofondati, nonostante le varie riaperture, insieme all’incasso da bigliettazione.

Ma la situazione spaventa ancora di più se si prendono in esame i dati elaborati dall’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici di Roma Capitale (Acos), secondo i quali quattro romani su cinque dichiarano che non torneranno sui mezzi una volta cessata l’emergenza. In base ai numeri attuali e, soprattutto, alle proiezioni per il medio termine, insomma, l’Atac ed il piano per il risanamento allegato al concordato, rischiano di essere risucchiati dal mega buco di 1,4 miliardi cristallizzato dalla procedura nel tribunale fallimentare.

«Ora abbiamo delle scadenze che rispetteremo, ma poi dovremo sederci per ridiscutere i patti», spiega informalmente l’azienda mentre si consuma la delicata fase del cambio al vertice: via il presidente e ad Paolo Simioni, passato all’Enav, e Giovanni Mottura, già liquidatore di Roma metropolitane, in pole per sostituirlo.

Perché, in effetti, la pandemia sembra aver cambiato totalmente gli scenari regalando alla nuova governance la prima grana.

Al crollo degli utenti corrisponde quello dell’incasso da biglietti, ovvero una delle colonne che avrebbe dovuto sorreggere il concordato concesso dai giudici fallimentari. In tempi di Covid, poi, è difficile piazzare i 15 immobili non strumentali che Atac deve vendere su input dei giudici: valore oltre novanta milioni, ma finora zero euro di incassi.

Così, inevitabilmente, i patti fissati nel piano industriale dell’azienda, che serve a ristorare 1.200 creditori, andranno riformulati.

Per farlo si attende soprattutto che il governo faccia arrivare gli aiuti promessi, al netto della proroga di sei mesi concessa, ma non utilizzata da Atac, per onorare gli impegni del concordato: al momento c’è un fondo di circa 500 milioni per sostenere tutti i trasporti del Paese, ma in Comune sono fiduciosi che i finanziamenti aumenteranno. Vedremo. Per ora si fa con quello che c’è.

La prima rata stabilita dal concordato (circa 110 milioni) è da saldare il 25 giugno a favore dei creditori privilegiati: 82 milioni erano stati accantonati nel bilancio 2019, altri 34 arrivano dal Campidoglio che ha riconosciuto dei debiti pregressi ridando cash all’azienda.

I problemi veri si avranno l’anno prossimo, però, quando cioè peseranno i numeri dell’era Covid.





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