Ore 13.12: dopo una lunga attesa alla palina, una cinquantina tra romani e turisti accalcati. La temperatura è più alta di quella esterna. Per cercare di refrigerarsi, si viaggia muniti di ventagli e bottigliette d’acqua
E i finestrini spalancati insufflano nella carlinga, stracolma di turisti e pendolari del Centro, una miscela di aria rovente, fumi d’asfalto e smog che dà il senso della fornace. La linea non è una delle tante che soffrono di caldo nelle periferie romane, così lontane che le proteste dei passeggeri quasi non si sentono.
Il 40 Express è invece strategico, taglia la Capitale collegando Termini con il Vaticano. Passa per via Nazionale e raccoglie i turisti che avrebbero voluto prendere la metro ma che, vista la chiusura (da otto mesi) di Repubblica, sono costretti a guadare il fiume dell’inferno cittadino a bordo del bus, un Caronte infuocato.
Una grossa scatola di latta fatiscente, dentro almeno 50 dannati semi-inconsapevoli: prima di entrare in servizio il 40 era in panne, cofano del vano motore spalancato mentre le mani del meccanico dell’Atac cercavano di rabberciare una riparazione.
Solo dopo mezzora il display si accende, le lampadine sono per metà fulminate ma la scritta 40 Express esce.
Ma venerdì c'è stata la Commissione Mobilità per fare il punto della situazione: Questo il verbale
È il segnale che, sì, si può salire. Il biglietto nessuno lo timbra, del resto avvicinarsi alle obliteratrici è impossibile vista la ressa. E i corrimano sono bollenti, primo segnale dell’inferno che sta per scatenarsi. Pochi metri e infatti quasi tutti si lamentano per il caldo torrido, soprattutto chi è stipato in fondo alla vettura, dove tra motore e abitacolo c’è solo un sottile strato di plastica.
Qualcuno perde anche la pazienza, come la signora Rita - 60 anni senza un capello bianco - a cui scappa il dialetto siciliano riposto 50 anni fa dopo il trasferimento a Roma: «Basta, gliel’aiu a diri all’autista: i soldi dell’abbonamento li vogliono, poi però ci trattano così».
Ma sono soprattutto i turisti - riconoscibili dall’outfit e dai volti paonazzi - i più delusi, forse perché durante la lunga attesa calda alla palina fantasticavano sul fresco del bus climatizzato.
Per gli utenti abituali, invece, la sorpresa non c’è: fa caldo sul «90» che spegne l’aria condizionata appena il filobus molla il filo dalla rete elettrica all’inizio della Nomentana, su «64» e «60», entrambi affollatissimi. «Vabbé, fino a settembre sarà così», dice rassegnata Anna Maria, bionda 40enne avvolta in un tubino fucsia completamente zuppo di sudore mentre si sventola con il ventaglio.
Ecco, il ventaglio ormai fa parte del kit base per l’utente del bus, serve a muovere l’aria calda e a coltivare l’illusione di non arrivare stravolti a lavoro o all’appuntamento. Anche i kleenex sono ormai imprescindibili, anche se detergere il sudore dalla fronte, dal petto, dal collo è esercizio di nervi perché dopo un po’ ti accorgi che non sarà un fazzolettino ad arginare il caldo.
La terza regola è bere, bere molto. «Mo’ inizia sta roba dei bus che so’ sempre meno: sul 64 non si poteva salire, sul 40 che te lo dico a fa...», sospira Piero, quarantenne romano con camicia slacciata e annodata sulla pancia, mentre tira giù un altro litro d’acqua. «È la terza, ma sapevo di dover prendere i mezzi: mica me fanno fesso!».
Da Corriere della Sera
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1 Commenti
Come sempre, ecco quali erano gli autobus dianzi citati:
http://www.tramroma.com/autobusroma/rete_urb/autobus/rotabili/autrot_41.htm