Un mistero per Atac



Si avvicina il referendum, ma il documento sull’“utile” per cui esultava Raggi è desaparecido



Quanti romani sanno che l’11 novembre si vota per il referendum Atac (referendum per la messa a gara del servizio di trasporto pubblico locale)? 

Troppo pochi, dicono da tempo i promotori (Radicali Italiani e Radicali Roma), sottolineando il “vuoto” da colmare, specie da parte del Comune, per raggiungere in poco tempo il maggior numero di elettori possibili (il sindaco Virginia Raggi, interpellata in proposito, ha più volte sottolineato che il referendum “ha valore consultivo”).

E però, intanto, è anche attorno all’affare Atac che si rivela lo stile di governo del Campidoglio a Cinque Stelle. Dice Andrea Mazziotti, presidente di +Europa Roma: “Il 18 settembre il sindaco Raggi ha gridato entusiasta ‘stiamo facendo la storia’, annunciando che la semestrale di Atac riportava 5,2 milioni di utile, cioè 10 su base annua. 

Ed effettivamente poteva sembrare un miracolo, visto che al 31 dicembre 2017 l’Atac perdeva 120 milioni di euro. Più 130 milioni in dodici mesi: roba che neanche Warren Buffett e Bill Gates messi insieme”. 

E però la semestrale che ha fatto esultare il sindaco Raggi è avvolta dal mistero, nel senso che, “dopo la conferenza stampa convocata per parlarne”, dice Mazziotti, il documento “non è stato dato ai cronisti e non è visibile sui siti del Comune e dell’Atac.

Ma anche senza averlo è possibile fare i conti. Secondo il comunicato sulla semestrale, infatti, nei primi sei mesi del 2018 Atac ha avuto un margine operativo lordo (differenza tra ricavi e costi operativi) di circa 40 milioni, che su base annua corrisponde a 80 milioni, con un calo di oltre il 10 per cento rispetto agli 88,4 milioni del 2017”. 

Ma l’attività di trasporto di Atac, in realtà, non sta andando meglio: “Nel 2018, per andare in utile”, spiega Mazziotti, “la società ha beneficiato di partite straordinarie per quasi 139 milioni (130 di cui sopra, più un 8,4 di calo del margine operativo lordo). Arrivate da dove? Dalle nostre tasche”. 

L’arcano si spiega anche con il piano di concordato: il Comune, contestualmente all’approvazione dello stesso, ha dovuto accantonare quasi 500 milioni di euro di crediti verso Atac.

E Roma Capitale, dice Mazziotti, “prima di rivedere un solo Euro, dovrà mettersi in coda e aspettare che siano stati integralmente ripagati i titoli che verranno assegnati agli altri creditori. 

Titoli che, secondo lo stesso piano, saranno ripagati solo se la società farà utili e comunque, secondo la più ottimistica delle previsioni, non prima del 2036. 

Le partite straordinarie che hanno riportato in utile il bilancio sono dunque con ogni probabilità legate al fatto che Atac non dovrà ripagare per anni i debiti verso i romani”. Si torna a monte: non sarà stata un po’ propagandistica, la frase “stiamo facendo la storia” pronunciata da un sindaco esultante?

Da Il Foglio


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