Atac e la pandemia, una sfida che si può vincere

Atac e la pandemia, una sfida che si può vincere


Parla l’amministratore unico di Atac Giovanni Mottura. Il concordato è in sicurezza, l’azienda sta reagendo bene a una crisi devastante, anche grazie al dialogo con l’azionista. Ora l’imperativo è rinnovare la flotta




Atac incassa il colpo, ma non va a tappeto. La pandemia globale non poteva non impattare, violentemente, sul trasporto pubblico locale. Zero turisti, tanto smart working. Risultato, incassi dimezzati. Ma la municipalizzata dei trasporti, più volte finita sull’orlo del crac a causa dei suoi mostruosi debiti, tiene duro. 

Da quanto è finita in concordato, scelta necessaria per evitare il fallimento, Atac ha ripreso a macinare un po’ di utili, come dimostra l’ultimo bilancio, quello del 2019, chiuso in utile per 7,6 milioni.

Giovanni Mottura, amministratore unico di Atac, avvocato, esperto in diritto penale dell’economia e amministrazione giudiziaria di patrimoni e successori di Paolo Simioni al vertice della società sa, comunque, dove mettere le mani, come spiega in questa intervista esclusiva a Radiocolonna.it.

Mottura, la pandemia ha stravolto il trasporto locale. Meno attività aperte, orari ridotti e soprattutto lo smart working. Dunque, meno persone sui mezzi pubblici. In che modo tutto questo ha impattato sui conti di Atac?


La pandemia non ha stravolto solo il trasporto locale, ma tutta l’economia del paese. Ovviamente quando l’Italia piange, Atac non può certo ridere. 

Abbiamo visto crollare i nostri volumi di domanda del servizio, che rimane inferiore di oltre il 60% rispetto al passato, e quindi di vendite di biglietti, che per noi rappresentano oltre un terzo del conto economico. 

Questo significa che ci sono venuti a mancare circa 140 milioni nel 2020, che in parte saranno ristorati dai contributi che il governo ha concesso a tutte le aziende di trasporto.

E per il 2021, cosa si prevede?


Anche quest’anno le prospettive della domanda non sono buone. La pandemia ancora è fra noi, e quindi anche tutte le restrizioni che ha comportato. Auspichiamo che il governo continui a sostenere il settore. 

Da parte nostra stiamo facendo il possibile per mantenere in equilibrio l’azienda, continuando ad esempio ad investire. Abbiamo comprato 100 bus ibridi che entreranno in servizio proprio quest’anno, per mantenere la crescita dei volumi di produzione, che è un pre-requisito della sostenibilità del piano di concordato. 

La cui attuazione, ci tengo a sottolinearlo, non genera preoccupazioni.

Una buona notizia per Atac. Ma come è stato possibile tenere la situazione sotto controllo in un momento così difficile per Roma?


Tanto per cominciare, grazie al sostegno fattivo di Roma Capitale sono state messe in campo tutte le azioni necessarie per superare le criticità emerse a causa della pandemia e costantemente monitorate nel confronto con i Commissari del Tribunale di Roma, ai quali proprio di recente abbiamo inviato un resoconto puntuale. 

E poi sono state individuate una serie di azioni – si va dalla delicata gestione delle aste immobiliari, fino al recupero di crediti pregressi verso l’azionista – che messe insieme consentiranno di alimentare il conto corrente della procedura sul quale si cumulano le somme destinate al rimborso dei creditori, secondo quanto prevede il piano di concordato. 

La legge ci consente di prolungare di sei mesi la scadenza del piano di concordato, e quindi abbiamo un po’ di tempo in più per arrivare ai risultati previsti, e speriamo che nel frattempo l’emergenza sanitaria venga debellata con le vaccinazioni. Intanto però dobbiamo mettere in sicurezza la procedura e quindi la continuità aziendale.

In che modo?


Siccome i ristori governativi sono arrivati solo in parte, per evitare tensioni finanziarie – il quadro economico per quanto complesso è incoraggiante – abbiamo chiesto a Roma Capitale, che ce l’ha concessa, un’anticipazione di 40 milioni che restituiremo entro un anno dall’erogazione. 

Servirà ad evitare sofferenze di cassa fino a quando i ristori del governo non saranno arrivati. Ovviamente intratteniamo una costante interlocuzione con i Commissari e l’azionista per individuare ogni altra azioni che servirà per rispettare i termini della procedura. Purtroppo l’evoluzione della pandemia è ancora incerta e questo non favorisce le attività di programmazione. 

Ma ricordo a tutti che Atac ha già pagato i creditori privilegiati e che i numeri del primo bimestre del 2020 erano più che incoraggianti. Segno che il percorso stava proseguendo bene. Poi è successo quello che nessuno poteva prevedere.

Guardiamo al futuro. A pandemia finita Roma dovrà essere in grado di riappropriarsi di quei turisti perduti. Un buon servizio pubblico non può non essere un metro di misura di una città moderna e attrezzata. Quali azioni state mettendo in campo, soprattutto in materia di efficienza?

Il flussi turistici sono una componente importante della domanda romana di trasporto, e quindi è chiaro che una volta che si tornerà alla normalità anche Atac ne godrà il vantaggio. Per allora dobbiamo farci trovare pronti. 

E la prima cosa da fare per avere efficienza è avere a disposizione una flotta e delle infrastrutture rinnovate. Il grande fardello che Atac, e quindi romani e turisti, ha dovuto sopportare in questi anni, e che quindi a condotto l’azienda al concordato, è stato provocato dal deficit di investimenti, che ha penalizzato la flotta, divenuta vetusta e quindi inaffidabile, e le infrastrutture. Non è compito mio individuare le ragioni di quello che è accaduto. Posso solo immaginare delle soluzioni.

Allora immaginiamole…


Dire, per esempio, che ogni anno l’azienda deve essere messa in grado di comprare almeno 150 bus per avere un’età media della flotta coerente con l’efficienza del servizio. 

O che bisogna investire costantemente sulle reti, tranviarie come metropolitane, per evitare che succedano casi gravi come quello che stiamo vivendo sulla rete tram, dove abbiamo dovuto sospendere la linea 2 per ritardo di investimenti manutentivi sui binari. Poi bisogna lavorare sull’organizzazione interna. 

Molto è stato fatto. La produttività è cresciuta e anche le vendite, prima della pandemia. Eravamo riusciti anche a dare una sterzata importante alla lotta all’evasione tariffaria, purtroppo oggi interrotta a causa del divieto di svolgere verifica biglietti. 

Ciò per dire che l’efficienza di Atac è frutto soprattutto dell’efficienza dell’intero sistema della mobilità, che coinvolge tutti gli attori che insistono sul territorio e hanno responsabilità. Noi non faremo mancare né impegno né determinazione. 

Ma anche gli altri devono fare la propria parte.

Ecco appunto. Gli ultimi anni non sono stati sempre facili nei rapporti con l’azionista Comune. Ora come vanno le cose?


Il passato mi interessa solo per capire come guardare meglio in avanti. Per quanto mi riguarda, i rapporti con il Socio sono stati sempre collaborativi e produttivi di risultati. 

La recente anticipazione di 40 milioni ne è l’ennesima conferma. Roma Capitale esercita il suo doveroso ruolo di controllo e indirizzo, e ci chiede – giustamente – efficienza e capacità gestionale. 

Può succedere che ci siano discussioni, come è normale che accada in tutte le relazioni, ma poi prevale la consapevolezza di dover individuare soluzioni concrete per i cittadini, che sono il nostro obiettivo comune. E questo è quello che fa la differenza.

da Radio Colonna




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