Il quadro preoccupante dalla Commissione Mobilità odierna: tra progettazioni incompiute e gare deserte Roma non è riuscita ancora a spendere neanche un centesimo dei 425 milioni di euro per le metropolitane
Il primo traguardo è raggiunto solo a gennaio del 2019, con
lo sblocco di una controversia presentatasi in sede di conferenza Stato-Regioni
e la stipula della convenzione tra il MIT e il Comune. Molte le voci di spesa:
- 134,4 milioni per 14 treni (12 alla B e 2 alla A) con opzione di incremento fino a 20 convogli;
- 4,6 milioni per la sostituzione del telecomando di controllo della circolazione sulla metro A;
- 69,21 milioni per l’adeguamento dell’alimentazione elettrica e delle stazioni alle norme antincendio (di cui 16,45 milioni solo per le vasche di aggrottamento che alimenteranno i sistemi idraulici antincendio);
- 98,86 milioni per l’impermeabilizzazione delle gallerie;
- 66 milioni per la manutenzione straordinaria dei 51 treni CAF;
- 36 milioni per il rinnovo dei binari nella tratta Anagnina-Ottaviano della linea A.
In questo maxi finanziamento tre i soggetti chiamati alla
progettazione delle varie opere: il Dipartimento Mobilità e Trasporti per i
nuovi treni, Atac per la gara di manutenzione dei rotabili esistenti, Roma
Metropolitane per tutto il resto.
A inizio anno partono quindi le complesse indagini di
Roma Metropolitane per scansionare la fittissima rete di sottosistemi delle
metropolitane, la cui memoria progettuale è andata negli anni completamente
perduta. Operazione complicata che l’azienda non solo è costretta a fare
solo nelle poche ore concesse dalla pausa notturna del servizio, ma anche in
una situazione di precarietà finanziaria dettata dalla “liquidazione
controllata” decisa dal Comune. Mentre Roma Metropolitane si depaupera (è
notizia di qualche giorno fa l’esubero di 29 dipendenti), vengono bandite
rispettivamente a ottobre 2019 e febbraio 2020 la gara per l’acquisto dei nuovi
treni e la gara per la manutenzione degli esistenti.
La Commissione di oggi ha certificato che entrambe le gare
sono andate tecnicamente deserte, sebbene si fosse presentato un soggetto
proponente (la CAF, già costruttrice dei treni più moderni). L’offerta
presentata nella gara di manutenzione è stata respinta dall’Atac a causa di
condizioni non congruenti col bando stesso. L’azienda conta di riformularla
e ripubblicarla entro la fine dell’anno, aggiungendo una serie di
lavorazioni extra che la rendano “più appetibile” al mercato, ma l’esito lo si
conoscerà solo tra 3-4 mesi.
Ancor più complicata invece è la condizione che
riguarda la fornitura dei nuovi treni, nella quale la CAF non ha potuto
proseguire la progettazione a causa di un importante vincolo sull’ATP. L’ATP,
ossia l’Automatic Train Protection, è un sistema di sicurezza col quale
viene garantito il distanziamento minimo tra un treno e l’altro. In particolare
l’ATP di cui sono dotate le metro A e B romane è molto vetusto e il
brevetto appartiene alla Alstom.
L’Alstom in questi mesi si è rifiutata di produrre un
sistema datato per treni di nuova generazione, proponendo un upgrade che
consenta di mantenere il sistema esistente ma con un livello di sicurezza
generale maggiore. A gara deserta e avendo ricevuto il via libera dal Ministero
Infrastrutture e Trasporti, il Dipartimento sta predisponendo una nuova gara
che consentirà ai proponenti di presentare un treno che disponga l’ATP
aggiornato. Tuttavia per ottenere l’omologa ministeriale del nuovo sistema la
presentazione delle buste sarà allungata da 12 a 36 mesi, ben due anni in
più rispetto al primo bando: insomma, stante queste condizioni, il primo
treno nuovo forse non arriverà neanche in tempo per il Giubileo 2025. Unica nota positiva riguarda il numero, già incrementato al massimo dei 20 convogli grazie a fondi ulteriori ottenuti dal MIT.
Insomma questa commissione che, secondo il presidente
Stefàno, è servita per “tranquillizzare i media”, ha manifestato ancora una
volta tutti i limiti dell’apparato autorizzativo-burocratico romano.
Perché non è stata fatta un’indagine preventiva del
mercato ferroviario per capire che l’ATP di Roma era obsoleto? Perchè a Roma
Metropolitane non è stato dato mandato già nel 2017 di compiere le complesse
indagini preventive?
Allo stato di fatto, nonostante i soldi siano in cassa da
quasi 2 anni, Roma Capitale non è stata in grado di spendere un centesimo.
Emerge certamente un quadro complesso, tra le difficoltà di progettazione
di alcuni impianti e la riscrittura dei bandi di gara andati deserti a causa
delle nuove condizioni imposte dal mercato. Forse non tutte le evenienze
erano prevedibili, ma certamente alcune di queste si sarebbero potute parare da
tempo.
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