Così la Capitale perde il treno Non usati 425 milioni per la metro

Così la Capitale perde il treno Non usati 425 milioni per la metro


A lanciare l’allarme è l’Agenzia per la Mobilità: «Senza contratti entro dicembre 2020, quei soldi potrebbero essere dirottati verso le città del Nord». E per fine novembre devono essere messi a norma gli impianti antincendio delle stazioni



Sono soldi vitali per la metropolitana eppure - lo hanno detto ieri sia l’Atac sia l’Agenzia servizi per la mobilità - la Capitale rischia di perdere l’ultimo e più importante finanziamento che la città ricordi, i 425 milioni stanziati dall’ex ministro Pd Graziano Delrio e oggi ancora intatti. 

I soldi sono stati riconosciuti, a Roma e ad altre città, a gennaio 2018. Dodici mesi più tardi la sindaca Virginia Raggi e l’allora ministro grillino dei Trasporti, Danilo Toninelli, firmano la convenzione che assegna le risorse. 

Ora si scopre che forse è troppo tardi.

Ieri, in commissione Mobilità, il primo campanello d’allarme lo suona il direttore amministrativo dell’Agenzia Enrico Sciarra: «Se entro il 31 dicembre 2020 non saranno presentati gli obblighi giuridicamente vincolanti, cioè i contratti, i finanziamenti ministeriali di 425 milioni per le metro A e B saranno persi, e i soldi che non spende Roma li potrebbe spendere una grande città del Nord». 
Il verbale della Commissione Mobilità
Interventi di ammodernamento metro A e B

Soldi vitali, dicevamo, perché rappresentano nei fatti il più grande investimento dopo quello per il nodo Termini del 2007.

Nessuno si aspettava questi ritardi. «È fondamentale tenere il passo - spiega meglio Sciarra -: parliamo di tre progetti di Atac, tre di Roma Metropolitane e uno del dipartimento Mobilità capitolino». 

Quest’ultimo, ha precisato il dirigente dell’Agenzia, riguarda l’acquisto del materiale rotabile e sarebbe a buon punto: «La gara da 134 milioni sarà pubblicata a breve e prevediamo l’arrivo dei primi treni all’inizio del 2023».

Per Atac Stefano Guadalupi, direttore Pianificazione e Contratti di servizio, chiede al Campidoglio di fare presto: «Serve la delibera di giunta che disciplini il nostro ruolo di stazione appaltante per i tre interventi in capo a noi». 

E lo stesso sollecita Roma Metropolitane «per capire se si riesce a chiudere entro i termini». Il presidente della commissione Enrico Stefàno conclude che «i ritardi sono stati accumulati anche a causa di un ricorso della Regione Veneto, ma sarà mia cura chiedere un tavolo di lavoro all’assessore Calabrese».

I ritardi si sono accumulati anche sugli impianti antincendio: entro fine novembre le stazioni delle linee A e B dovranno essere messe a norma sulla base del decreto legislativo 758/94 (quindi sono escluse le metro B1 e C, costruite più tardi), dopo aver goduto di una deroga dallo scorso anno. 

I vigili del fuoco attendono quella data per far scattare le ispezioni: in caso di irregolarità, partirà la denuncia alla Procura, dove i pompieri sono stati già delegati per svolgere accertamenti sulle fermate. 

Ma non solo. 

La conseguenza potrebbero essere provvedimenti immediati, come la chiusura di alcune stazioni. Con immaginabili ricadute sul servizio.

Da Corriere della Sera





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