Fidarsi dei tempi della pubblica amministrazione è sempre più una scommessa in perdita: dovevano durare 75 giorni. Siamo arrivati a superare i 700. E i lavori veri e propri non sono neanche partiti.
Il progetto iniziale prevede che la ferrovia venga coperta con una piastra posta sopra i binari con la funzione di piazza/giardino in modo tale da ricucire il quartiere oggi diviso in due parti dalla ferrovia.
Erano previste 6 fasi di cantiere (poi passate a 7), tutte studiate per ridurre al minimo l’impatto sulla zona.
La prima fase era quella di preparazione dell’area, spostando tutti i sottoservizi, cavi, tubature, linee telefoniche e via dicendo.
E doveva essere completata nell’estate del 2017.
In realtà, i lavori è come se non fossero mai iniziati. In due anni si è lavorato solo sul lato est della circonvallazione Casilina, quello rivolto in direzione periferia.
E, dopo due anni si intravede appena appena la fine del cantiere, il timore è di ripetere l’odissea anche sull’altro lato della stazione, nel lato verso Porta Maggiore.
E siamo ancora alla fase uno. Occorre arrivare a completare la fase 7.
Da cronoprogramma, iniziando oggi la fase due, occorrerebbero altri 740 giorni per vedere la stazione aperta e funzionante.
Un quadro desolante e che ben spiega la diffidenza verso i cronoprogrammi stilati dalle pubbliche amministrazioni la cui affidabilità è pressoché nulla...
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