Torna l’idea dei bus a chiamata. Ma già 15 anni fa sono stati un fallimento

Torna l’idea dei bus a chiamata. Ma già 15 anni fa sono stati un fallimento

È notizia di pochi giorni fa che uno dei progetti pensati dall’amministrazione capitolina per ridurre i disservizi (ed i costi) della rete di superficie sarebbe istituire dei bus “a chiamata”.



Nel dettaglio, l’idea, raccontata dal presidente della commissione mobilità Enrico Stefàno, prevederebbe una sperimentazione in zona Massimina, per un valore economico di circa 1 milione di euro.

Sistemi di trasporto di questo genere, tuttavia, non sono una novità per Roma. Le ultime sperimentazioni di questo tipo risalgono a 15 anni fa e, nel migliore dei casi, sono rimaste attive per circa un anno, ma alcune sono addirittura state soppresse dopo poche settimane, ripristinando in fretta e furia i precedenti servizi ordinari.

È infatti noto come un bus a chiamata possa essere un sistema efficiente ed economico in zone “bianche”, realtà che difficilmente corrispondono anche alle più remote periferie romane, o comunque in orari notturni.

Analizzando la situazione della Massimina emerge chiaramente come solo la linea 087, tra tutte quelle che attraversano o lambiscono il quartiere, avrebbe margini per essere sostituita da un bus a chiamata.

La storia dei chaimabus da AtacAmarcord

Tuttavia, considerando il vincolo di richiedere il servizio con un certo anticipo e il passaggio a poca distanza di svariati collegamenti molto frequenti per le stesse destinazioni, è facilmente prevedibile che l’utenza preferirebbe utilizzare queste linee anziché prenotare con anticipo un servizio sovrapponibile ad altri collegamenti di zona.

Difficilmente un servizio a chiamata può raggiungere quell’equilibrio tra efficienza, economicità e competitività in zone urbanizzate come i quartieri romani.

Per questi motivi la soluzione più conveniente appare quella di potenziare le linee “esatte”, ovvero con orari e passaggi garantiti seppur poco frequenti.

È ormai noto, infatti, come in zone dalla media-bassa urbanizzazione risulti molto più appetibile una linea poco frequente ma regolare rispetto ad un collegamento con più passaggi orari ma irregolare.

Un esempio concreto può essere la linea ATAC 061 che, nonostante la frequenza di 90 minuti, riesce ad avere una certa appetibilità commerciale dovuta alla regolarità dei passaggi.

Anziché percorrere vecchi progetti che già si sono rivelati fallimentari meglio, quindi, puntare sulla regolarità e affidabilità dei collegamenti meno frequenti già esistenti.


Autore: @Franz6081, per Odissea Quotidiana. Studente Romano appassionato - tra le altre cose - di trasporti e mobilità. Per informazioni o segnalazioni, puoi scrivere a franz@odisseaquotidiana.com

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