Atac, i tornelli inutilizzati sui bus continuano ad essere un mistero

Atac, i tornelli inutilizzati sui bus continuano ad essere un mistero


Sono funzionanti, hanno la luce verde ma sono inspiegabilmente alzati su, rendendo inutile le ragioni per le quali sono stati installati



A luglio di quest’anno, Radiocolonna ha denunciato una dinamica misteriosa del trasporto pubblico della Capitale. 

Non una questione di vita o di morte per il tpl romano, ma una spia di come certe cose – a Roma – siano avvolte in una coltre di mistero.

A giugno 2018, Atac e Comune di Roma decidono di introdurre il modello-londinese su alcuni bus della Capitale: una sperimentazione basata sull’istallazione di tornelli all’interno di autobus apribili solo attraverso la presentazione di un abbonamento o di un bit valido. 

Un periodo sperimentale che ha destato curiosità e aspettative, dove si sono anche viste scene in cui i passeggeri hanno inveito contro un portoghese intento a entrare senza biglietto.

Ma la favola per ora non è a lieto fine, visto che – al termine della sperimentazione – l’innovazione è rimasta lettera morta e i tornelli sono diventati parte dell’arredamento dei bus. 

Funzionanti ma inattivi, potenzialmente una risorsa ma lasciati aperti.

Oltre alla denuncia di Radiocolonna, in questi mesi non sono mancate le segnalazioni di utenti perplessi di fronte al tornello aperto.



Qualche giorno fa, un utente di Twitter ha segnalato l’ennesimo caso appellandosi sia a Virginia Raggi che a Enrico Stefàno, due tra i più convinti promotori di un’iniziativa che (purtroppo) per il momento è finita nel dimenticatoio.

Da Radio Colonna



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2 Commenti

Anonimo ha detto…
A Torino i bus coi tornelli ci sono e funzionano abbastanza bene, ma evidentemente non sono adatti per la cialtroneria romana odierna...
Anonimo ha detto…
Figuriamoci se una cosa del genere potrebbe funzionare a Roma, dove nemmeno si vedono più in giro verificatori dopo le 18 circa, come se temessero di dover sanzionare le ombre della sera che potrebbero prendere corpo: ma per favore...