“Atac resta ai cittadini”, diceva il sindaco Virginia Raggi nel novembre del 2018, all’indomani del referendum per la messa a gara del servizio di trasporto pubblico locale, promosso da Radicali italiani e Radicali Roma e non molto pubblicizzato (anzi) in zona Campidoglio, dove si sosteneva più che altro la tesi del “lasciateci lavorare, stiamo risanando”
Giunge infatti la notizia che l’Anac presieduta da Raffaele Cantone ha accolto la segnalazione fatta a suo tempo da Riccardo Magi, deputato di + Europa ed ex segretario di Radicali italiani, da Alessandro Capriccioli, consigliere regionale di + Europa ed ex segretario di Radicali Roma e da Francesco Mingiardi, avvocato e, con Magi e Capriccioli, co-presidente del comitato promotore del referendum suddetto.
La segnalazione all’Anac, con contemporanea diffida ai consiglieri comunali e successivo ricorso al Tar, verteva sulla proroga dell’affidamento del servizio pubblico ad Atac (fino al 2021): proroga illegittima, secondo gli autori della segnalazione, in quanto basata, ricorda Magi, su una presunta “situazione di emergenza che avrebbe messo a rischio la prosecuzione dello stesso servizio, emergenza che in realtà non c’era”.
L’avvocato Mingiardi aveva allora chiarito che la proroga poteva essere concessa soltanto in caso di rischio di sospensione del servizio, rischio che non sussisteva nel caso Atac (per eventuale applicazione della legge fallimentare che prevede l’esercizio provvisorio), per quanto il Comune, dice Magi, “lo evocasse” di continuo in chiave non certo favorevole alla messa a gara.
Si segnalava poi un altro vizio di forma: Atac era affidataria in house del servizio pubblico ma anche di servizi della Regione sulle ex Concesse.
“Il pericolo di interruzione del servizio non c’era, ma la proroga era stata motivata proprio con il pericolo di interruzione del servizio.
Oggi si comincia a capire”, dice Magi: “E comincia a sgretolarsi la grande menzogna del ‘risanamento’”. Ma dal Campidoglio si dicono sicuri che “il parere dell’Anac, seppur autorevole, non è vincolante, né in alcun modo mette in discussione la procedura concordataria”.
Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro.
Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati).
E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto.
Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.
Da Il Foglio
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